Iran, così tramonta il potere di Khamenei

Iran, così tramonta il potere di Khamenei
La Stampa ESTERI

Il dato certo del primo turno delle elezioni presidenziali in Iran è il tramonto del potere di Khamenei. In primis a causa della bassa partecipazione alle urne che non ha raggiunto nemmeno il 50% e questo nonostante il ritorno dei riformisti, a dimostrazione del fatto che i riformisti non hanno l’autorità di un tempo. I riformisti infatti sostengono che la soluzione sia… (La Stampa)

La notizia riportata su altre testate

Il Paese voterà domani per il secondo turno delle elezioni presidenziali che vedranno sfidarsi un candidato riformista, sostenitore dell'apertura verso l'Occidente, contro un esponente del campo ultraconservatore (AGI - Agenzia Italia)

Red – Gli iraniani saranno chiamati alle urne il 5 luglio per decidere al ballottaggio chi tra il riformista Massud Pezeshkian e l’ultraconservatore Said Jalili sarà il nuovo presidente, dopo la morte in un incidente di elicottero di Ebraim Raisi lo scorso 19 maggio. (Notizie Geopolitiche)

Queste elezioni anticipate coincidono con l’intensificazione delle tensioni regionali dovute all’attuale guerra tra Israele e Hamas (supportato da Teheran) e la crescente crisi tra lo Stato ebraico e gli sciiti Hezbollah in Libano; ma anche dalla cicatrice creata tra Gerusalemme-Tel Aviv e Teheran dopo il primo attacco diretto iraniano contro lo Stato israeliano. (L'Opinione delle Libertà)

Ora il riformismo diventa necessario al regime iraniano

Teheran, 29 giu. Lo ha annunciato ufficialmente l'autorità elettorale iraniana.Lo scarto di voti fra i due è di circa un milione, con Pezeshkian in testa, secondo quanto dichiarato del portavoce dell'autorità elettorale Mohsen Eslami, confermando la tendenza che si è manifestata sin dallo spoglio dei primi seggi. (il Dolomiti)

Lo dimostrano i dati diffusi sabato dal Ministero dell’Interno del paese.Secondo il Ministero, il riformista e cardiochirurgo Masoud Pezeshkian ha vinto il primo turno delle elezioni con circa il 42% dei voti. (Agenzia askanews)

Che vede ancora un volta un calo della partecipazione con circa il 40% dei votanti: la legittimità della repubblica islamica fondata nel 1979 con la rivoluzione di Khomeini è in discussione non solo per le pesanti disillusioni sul sistema degli ayatollah e la crisi economica ma perché queste elezioni arrivano dopo mesi di proteste quasi ininterrotte da parte della popolazione per ottenere maggiore rispetto dei propri diritti, manifestazioni duramente represse dalle forze dell’ordine. (il manifesto)