Detective Pikachu, che fine ha fatto il sequel del film Pokemon? Un leak potrebbe averlo svelato

Detective Pikachu, che fine ha fatto il sequel del film Pokemon? Un leak potrebbe averlo svelato
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Dopo il successo del primo film della Warner si era subito parlato di sequel, che purtroppo non si è ancora realizzato A cinque anni dal successo di Detective Pikachu sembra essere finalmente in lavorazione un sequel. Alla sua uscita, avvenuta nel 2019, il film è stato un grande successo sia commerciale che di critica. Di conseguenza, i fan del mondo dei Pokemon hanno naturalmente ipotizzato l'arrivo di un sequel. (Movieplayer)

Su altri giornali

L'esperto di cybersecurity Adriansu Warmenhoven ha parlato della recente fuga d'informazioni che ha colpito Game Freak e ha fatto trapelare in rete numerosi dati e dettagli sensibili sulla serie Pokémon. (Multiplayer.it)

In assenza di alcun comunicato ufficiale, non era chiaro se si trattasse o meno di dati ufficiali, ma in queste ore è purtroppo arrivata la conferma di un clamoroso enorme attacco hacker ai danni di Game Freak. (Spaziogames.it)

Si parla di uno dei leak più importanti della storia dei videogiochi. In questo modo sono trapelate le prime notizie riguardo il prossimo titolo dei Pokemon in uscita. (ilmattino.it)

Esperto di cybersecurity commenta il data leak di Game Freak e Pokémon: mette a rischio dipendenti e partner

Ecco cosa è stato reso pubblico dopo il copioso leak che ha colpito Game Freak, nota azienda dei videogiochi Pokémon. Nuovi progetti per console non ancora annunciate e molto altro. (Fanpage.it)

Un lunga lista di progetti e dati riguardanti la serie Si stima che il volume dei dati trapelati sia di circa 1 TB, e include, oltre che informazioni personali riguardanti i dipendenti (cosa più grave), anche preziose informazioni come il codice sorgente di titoli precedenti e i nomi in codice dei prossimi giochi Pokémon. (GameSoul)

In un comunicato ufficiale, l’azienda ha dichiarato che l’attacco ha portato alla compromissione di dati personali di 2.606 dipendenti, tra cui nomi e indirizzi e-mail. Il documento, originariamente pubblicato in giapponese e poi tradotto in inglese, evidenzia che l’accesso non autorizzato ai server è stato causato da una terza parte, senza ulteriori dettagli su chi possa essere il responsabile. (Powned.it)