Tavares ha dilapidato l’eredità industriale di Marchionne

Tavares ha dilapidato l’eredità industriale di Marchionne
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Tempi.it ECONOMIA

«Triste, solitario y Tavares». Così Paolo Bricco ha concluso il suo commento sul Sole 24 Ore dopo le dimissioni del ceo di Stellantis Carlos Tavares. Inviato del quotidiano economico, Bricco è tra i più attenti osservatori del mondo dell'auto e da diversi anni segue le vicende legate al mondo Fiat-Fca-Stellantis (sua è la bella biografia Marchionne lo straniero). Il mondo dell'automotive è in profonda crisi. (Tempi.it)

Se ne è parlato anche su altri media

L’ex CEO di Alfa Romeo Imparato in passato aveva detto che una nuova Giulietta non era nelle previsioni e che al massimo, se le cose fossero andate in un certo qual modo, sarebbe potuta arrivare al suo posto un’altra vettura con il nome di nuova Alfetta o nuova Brera per affiancare il SUV Alfa Romeo Tonale. (ClubAlfa.it)

ROMA — Sono due gli uomini chiave del dopo Tavares. Jean-Philippe Imparato, francesissimo, abituato a improvvisare. (la Repubblica)

Ma se nella favola di Esopo i protagonisti sono due, nella realtà chiamata Italia convivono nella stessa persona: Maurizio Landini. Già, perché quando era ancora il capo della Fiom non c'era giorno in cui non sciorinasse stilettate nei confronti di Sergio Marchionne. (il Giornale)

Stellantis, Elkann fa l’amico del governo

Negli ultimi mesi, infatti, i dati finanziari di Stellantis hanno mostrato diverse crepe e le incertezze legate al programma di elettrificazione (e ai suoi costi) sono sempre più evidenti. Il Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA, infatti, è ora alla ricerca di un nuovo CEO che dovrà guidare l'azienda in un momento molto difficile. (Virgilio)

Caro Aldo,qualunque sia la genesi del contratto con cui Stellantis riconosce, a quanto pare, 100 milioni di euro come liquidazione per la risoluzione del rapporto col Ceo Tavares, lo trovo fuori da ogni logica, visto anche i risultati conseguiti. (Corriere della Sera)

John Elkann sta cercando di farsi amico il governo Meloni ma di certo non rispetta il parlamento. Ieri, per la seconda volta in poche settimane, ha declinato l’invito bipartisan a «venire audito in commissione». (il manifesto)