Il M5S decide, dal nome allo statuto. Base dimezzata in quattro regioni chiave
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Per il M5S inizia la settimana della verità. La campagna di ascolto della «base» — formata da 300 militanti pentastellati estratti a sorte, più altri 60 tra «saggi» e giovani — ha portato alla scelta dei 12 temi chiave che saranno discussi all’Assemblea costituente che si terrà a Roma il 23 e 24 novembre. Lunedì si riunirà il Consiglio nazionale del partito. Tra mercoledì e venerdì prossimi, il Movimento dovrebbe poi rendere noti i quesiti (frutto appunto dei 12 temi) che dovranno essere votati per innescare quella «profonda riforma» programmata dal leader Giuseppe Conte per rinvigorire un partito sempre più stanco e che ha smarrito l’entusiasmo per le battaglie identitarie dei tempi d’oro, che lo fecero diventare il più votato d’Italia (32,7%) alle Politiche del 2018. (Corriere della Sera)
La notizia riportata su altri giornali
Si tratta di un percorso scritto, già deciso», è il ragionamento che filtra dall’ala movimentista. Il fondatore attende la Costituente di fine novembre e prepara le sue mosse. (Corriere della Sera)
Roma, 11 nov. (Agenzia askanews)
Si deciderà se cambiare la regola totem dei due mandati, magari portandoli a tre come invocano tanti parlamentari: consentendo anche di … (Il Fatto Quotidiano)
Confermare nome e simbolo del M5S oppure cambiare tutto, dando al partito una nuova identità? Gli iscritti pentastellati potrebbero essere chiamati presto a prendere una decisione anche su questo tema, in occasione dell'assemblea costituente. (Adnkronos)
I vertici sono impegnati sulle limature, ma la sostanza c'è. Un Consiglio nazionale lunghissimo, terminato a tarda notte, non è riuscito a definire i dettagli di un lavoro complesso e delicato. (Gazzetta del Sud)
Lì si terrà l'assemblea costituente, "Nova", pronta a mettere in discussione tutto, o quasi. E se c'è qualcosa che il processo costituente ha modificato - a parte l'introduzione di uno Statuto nuovo di zecca, che sarà votato in rete - è il ruolo delle due figure di spicco: da un lato il presidente Giuseppe Conte, che dal "restyling" esce certamente rinforzato, dall'altro il garante Beppe Grillo, sempre più debole e ai margini. (ilmessaggero.it)