La Romania svolta a destra, con la Russia e contro l'Europa

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Avvenire ESTERI

Il candidato di estrema destra Georgescu, che ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania - Inquam Photos/Octav Ganea Quasi tre anni di guerra in Ucraina presentano il conto nell’Europa dell’Est. Fa il rumore di una porta sbattuta in faccia all’Unione e alla Nato, e aperta in segno di benvenuto alla Russia di Putin, il risultato del primo turno del voto presidenziale in Romania. (Avvenire)

La notizia riportata su altri giornali

Con il record pratese, al cui seggio si sono recati ben 748 votanti. Undici i seggi istituiti in tutta la regione la scorsa domenica - 24 ottobre 2024 -, ai quali hanno fatto accesso ben 8403 persone. (Corriere Fiorentino)

Sicuramente c’è però un dato: lì, sul fianco orientale dell’Europa, qualcosa è cambiato. La vittoria al primo turno di Calin Georgescu, il candidato dell’ultradestra filorussa, ha sorpreso tutti. (ilmessaggero.it)

Secondo il suo sito web Calin Georgescu ha conseguito un dottorato in pedologia, una branca della scienza del suolo, e negli anni '90 ha ricoperto diversi incarichi presso il ministero dell'Ambiente romeno. (Euronews Italiano)

Guerra, crisi economica, democrazia: tutti i nodi che stringono l’Est Europa

Trentacinque anni dopo la violenta caduta del regime comunista di Nicolae Ceaușescu e l’instaurazione di una democrazia filo-europeista, la Romania si riavvicina all’orbita della Russia, allontanandosi un po’ di più dall’Unione Europea e dall'Occidente in generale. (L'HuffPost)

Alle sei della sera, il giorno dopo la tempesta elettorale che ha scosso la Romania, il vincitore del voto più imprevedibile nella storia di questo Paese al confine con l’Ucraina si presenta via social e parla dal salotto di casa: «Non esiste né Est né Ovest, esiste la Romania, la solidità del nostro popolo e della nostra economia, la neutralità è necessaria» scandisce Calin Georgescu, 62 anni, camicia bianca, l’aria confidenziale. (Corriere della Sera)

Sul conflitto che da quasi tre anni incendia l’Europa centrale, insiste la professoressa Costantini, «più di quello che accade nei Paesi di confine temo sia decisivo quanto succede negli Stati Uniti e, in parte, anche ciò che si muove nell’Unione Europea che, da sola, non ha le risorse per sostenere l’Ucraina contro la Russia (Corriere del Ticino)