Nelle indagini sulla morte di Andrea Prospero spunto un terzo uomo

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La Stampa INTERNO

Le verità che mancano potrebbero arrivare dal computer, dai cellulari e dalle schede sim di Andrea Prospero. Gli esperti della polizia postale avrebbero completato l’estrazione dei dati contenuti nei supporti informatici ritrovati nella stanza che Andrea Prospero, trovato morto il 29 gennaio a Perugia, aveva preso in affitto a poca distanza dallo studentato dove alloggiava. Allo stesso modo, sono… (La Stampa)

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Il giovane romano, ai domiciliari con l’accusa di istigazione o aiuto al suicidio per la morte di Andrea Prospero, venerdì sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia da parte del gip di Perugia. Una montagna da scalare, un peso insopportabile da affrontare per un ragazzo di 18 anni, che "può immaginare, è distrutto da tutto questo" spiega il suo legale, l’avvocato Alessandro Ricci. (LA NAZIONE)

Centosettanta euro pagati a Marco, giovane di Afragola che gestiva partite di ossicodone, per sette pastiglie arrivate quel 24 gennaio nello stesso locker inpost di Perugia dove il giorno precedente era andato a r… Così, alla fine, dopo sei mesi in cui studiava ossessivamente il modo più indolore e sicuro per togliersi la vita, Andrea Prospero aveva deciso. (la Repubblica)

Passando diversi minuti e poi il dubbio espresso con un terzo utente che alla chat dell’orrore si aggiunge successivamente: "Chiamiamo l’ambulanza?". "È morto davvero". (LA NAZIONE)

Insomma, no. Perché l’orrore della chat che in 35 minuti e pochi secondi ha visto morire il diciannovenne di Lanciano in un monolocale del centro storico di Perugia non è finito con l’ultimo fiato dello studente. (ilmessaggero.it)

«La condotta di istigazione di Volpe Emiliano è stata decisiva: Prospero aveva bisogno di essere “incoraggiato” a compiere il gesto e in assenza di ciò non vi sarebbe riuscito, almeno quel giorno». In questo passaggio dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, il gip del tribunale di Perugia, Margherita Amodeo, inchioda il diciottenne romano alle sue responsabilità nella morte dello studente lancianese. (Il Centro)

Con false compravendite, phishing, carte di credito clonate o fittizie. Una rete che nel virtuale si sarebbe conosciuta e che nel virtuale avrebbe messo in atto truffe più o meno consistenti. (LA NAZIONE)