Netanyahu e la Corte Suprema: braccio di ferro sul licenziamento del capo dello Shin Bet

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ESTERI

In un episodio senza precedenti nella storia di Israele, il premier Benjamin Netanyahu ha tentato di rimuovere Ronen Bar, capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno, prima della scadenza naturale del suo mandato. La decisione, presa all’unanimità dal governo nella notte, è stata però immediatamente bloccata dalla Corte Suprema, che ha congelato il provvedimento in attesa di un’udienza per esaminare le istanze contrarie alla rimozione. Un braccio di ferro istituzionale che ha acceso il dibattito politico e sollevato interrogativi sull’equilibrio dei poteri nello Stato ebraico.

Netanyahu, attraverso un post su X, ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, affermando che “non ci sarà nessuna guerra civile” e ribadendo che “lo Stato di Israele è uno Stato di diritto”. Secondo il premier, spetta al governo decidere chi debba guidare lo Shin Bet, un’affermazione che però si scontra con il parere della procuratrice generale Gali Baharav-Miara, la quale ha notificato a Netanyahu che gli è “proibito” non solo nominare un nuovo capo dei servizi segreti, ma anche avviare colloqui in tal senso. Una presa di posizione netta che evidenzia le tensioni tra esecutivo e magistratura.

Ronen Bar, 59 anni, è una figura di spicco nel panorama della sicurezza israeliana. Con 32 anni di esperienza nei servizi segreti, di cui 30 nello Shin Bet, il suo operato è stato spesso al centro di attenzioni e critiche, ma mai prima d’ora un capo del governo aveva cercato di rimuoverlo prima del termine del mandato. La mossa di Netanyahu, le cui motivazioni non sono state ancora chiarite del tutto, ha suscitato reazioni contrastanti, con proteste di piazza e un acceso dibattito pubblico.

La decisione della Corte Suprema di bloccare il licenziamento rappresenta un momento cruciale nel confronto tra i poteri dello Stato. L’Alta Corte, infatti, ha stabilito che la rimozione di Bar non potrà essere effettiva fino a quando non si terrà un’udienza per valutare le obiezioni sollevate. Un passaggio che potrebbe avere implicazioni significative, non solo per la carriera di Bar, ma anche per il futuro equilibrio tra governo e magistratura in Israele.

Le dichiarazioni dell’ex presidente della Corte Suprema, Aharon Barak, che ha esortato a evitare qualsiasi scenario di conflitto interno, hanno ulteriormente alimentato il dibattito. Barak, figura storica della giustizia israeliana, ha sottolineato l’importanza di rispettare le istituzioni e di evitare derive che possano minare la stabilità del Paese. Un monito che sembra rivolto tanto alla politica quanto alla società civile, in un momento di forte polarizzazione.