Stupri di Mazan, 20 anni per Dominique Pelicot. Il coraggio di Giselle
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Stupri di Mazan, 20 anni per Dominique Pelicot. Il coraggio di Giselle Dominique Pelicot è stato condannato al massimo della pena, 20 anni di carcere, per gli stupri aggravati contro l’ex moglie Gisèle Pelicot. Dichiarati tutti colpevoli i 5 imputati Servizio di Barbara Masulli Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie (TV2000)
Ne parlano anche altri giornali
Il paradosso di Gisèle Pelicot è di essere diventata, suo malgrado, una star mondiale, ammirata per le doti straordinarie di coraggio e dignità, imprevedibile donna copertina 72enne su decine di giornali di ogni Paese, dal Vogue tedesco al comunista L’Humanité, ma in virtù di un processo dove lei ha voluto sottolineare e denunciare «la banalità dello stupro» e della sua storia, l’ordinarietà delle violenze subite e anche di coloro che le hanno commesse: il marito coetaneo tecnico informatico poi pensionato, ma anche gli altri 50 uomini della porta accanto. (Corriere della Sera)
Fourest non vuole entrare nel merito delle pene inflitte ai complici di Dominique Pelicot. «È facile parlare al posto dei g… (la Repubblica)
PARIGI — La lettura della sentenza comincia con un po’ di ritardo, nel tribunale di Avignone gremito di giornalisti e militanti. «Merci Gisèle» è scritto su uno striscione appeso nella notte sulle antiche mura della città dei Papi. (la Repubblica)
Ha voluto soprattutto ringraziare tutti: i suoi tre figli, gli avvocati, le associazioni di aiuto alle vittime che l’hanno accompagnata dentro e fuori dal tribunale per mesi. Con la voce rotta dall’emozione, Gisèle Pélicot ha letto davanti ai giornalisti un testo che si era preparata per il giorno del verdetto del processo di Mazan (Radio Popolare)
Lei è lì, con la schiena dritta, il caschetto rosso, gli occhiali quadrati. Colpevole, colpevole, colpevole: nell’aula Voltaire del tribunale di Avignone, il giudice Roger Arata lo ripete per 51 volte quanti sono gli imputati, sui banchi, quasi tutti con la mascherina, a testa bassa, 27 sono arrivati liberi, uno zaino sulle spalle, una borsa a tracolla, molti senza niente, le mani in tasca. (ilmessaggero.it)
«Ma è anche il nome dei miei nipoti, e io voglio che siano orgogliosi del loro nome, voglio rendere giustizia a questo nome, non lasciarlo nel fango di quello che ha fatto Dominique Pelicot, voglio che siano fieri di essere Pélicot, come Gisèle Pélicot. (ilmessaggero.it)