23 dicembre ’84: la strage del Rapido 904. Quel 33% di voti al Pci trovò risposta nella bomba
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A metà del 1984 accadde una cosa in Italia che diede nuovo lavoro alle bande della destabilizzazione. Nel giugno si erano infatti svolte le elezioni europee e il Partito comunista, anche sull’onda della emozione per la improvvisa morte di Enrico Berlinguer, raccolse tanti consensi, superando per la prima volta quelli della Democrazia cristiana. Era il fatidico 33%, appena un punto sopra la Dc ma tanto bastò a riattivare gli spietati custodi degli equilibri atlantici. (Il Fatto Quotidiano)
Su altri media
E’ il 23 dicembre 1984: un attentato dinamitardo colpisce, nella Galleria dell'Appennino tra Firenze e Bologna, il treno rapido 904, provocando 16 morti e 267 feriti. (Rai Storia)
“Distrutta la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d'origine. Vite distrutte (la Repubblica)
Morirono 16 persone ed altre 267 rimasero ferite: ma sulla strage di Natale, non è tuttto è stato ancora scritto. Nella galleria tra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, nel cuore dell’Appennino toscoemiliano, la carrozza numero nove esplose. (LA NAZIONE)
Distrutta la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d’origine. (Adnkronos) – “Ricorrono quarant’anni dall’antivigilia del Natale 1984, quando una bomba squarciò i vagoni del treno rapido 904 che percorreva la grande galleria dell’Appennino. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Nella stessa giornata, grazie alla collaborazione tra l’Associazione familiari vittime e Libera, in ciascuna delle stazioni ferroviarie d’Italia in cui il Rapido 904 quarant’anni fa effettuò – o avrebbe dovuto effettuare – le singole fermate, gruppi di volontari leggeranno i nomi delle 16 vittime innocenti della strage. (Il Fatto Quotidiano)
Sono, infatti, passati 40 anni da quella notte infernale, quando nella grande galleria dell’Appennino, a pochi chilometri dalla stazione di Vernio, si consumò una strage con 16 vittime e 260 feriti e segnò profondamente anche la comunità della Valbisenzio. (LA NAZIONE)