L'editoriale del direttore Roberto Napoletano: la magia di Napoli

L'editoriale del direttore Roberto Napoletano: la magia di Napoli
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
ilmattino.it INTERNO

Non si torna indietro. Il futuro è qui. La bandiera del domani è Napoli che il mondo scopre e vuole vivere, ma un lamento che riecheggia il suo storico ventre vorrebbe ammainare. Il futuro si chiama Caivano, Scampia, San Giovanni a Teduccio. Periferie degradate che sono al centro di un processo reale di trasformazione che si propone di farle uscire dall'emergenza per entrare nella normalità. Per diventare prima quartieri moderni, poi luoghi di eccellenza. (ilmattino.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Esattamente come avviene da cinque anni in qua di primato europeo italiano reale, ma sempre sminuito o addirittura disconosciuto. Tutti i catastrofisti di casa nostra sono all'opera come sempre e vedono nero. (ilmattino.it)

«Non possiamo … Maurizio De Giovanni (scrittore) (La Repubblica)

Turisti e residenti tutti assieme questa sera a Napoli per dare l’addio al 2024 e salutare l’arrivo del 2025. «Napoli è una città meravigliosa ed inclusiva e ai napoletani non si può che augurare ogni bene» dice il prefetto Michele di Bari a margine di un brindisi augurale nella chiesa del Carmine. (ROMA on line)

Napoli 2025: la cultura che verrà: da Muti a Pompei fino al compleanno di Partenope

Una palla azzurra mi insegnò che anche Napoli può vincere Grazie a Maradona, una città abituata a perdere ebbe in poche ore una riscossa inattesa. Da allora abbiamo imparato ad accettare le sfide e avere fiducia nel futuro (La Stampa)

E i napoletani ritratti qui sopra sono partiti tante volte che nemmeno più se lo ricordano. Dentro questa foto, scelta dal Corriere del Mezzogiorno per augurare ai suoi lettori il migliore 2025 possibile, è racchiusa la città che sogniamo: forte, inclusiva, dolce e colta. (Corriere della Sera)

Buon compleanno, Napoli, anzi Partenope, o «Parthenope» come ci ricorda Paolo Sorrentino. Duemilaecinquecento anni sono tanti, ma la città porosa non li dimostra e poi, come insegna Francesco De Gregori, partenopeo ad honorem da quando ha inciso «Anema e core», «poi ti volti a guardarli e non li vedi più». (ilmattino.it)