La prevedibile opinione dell’avvocato di Bossetti sulla serie Netflix su Yara Gambirasio: “È aderente ai fatti”

La prevedibile opinione dell’avvocato di Bossetti sulla serie Netflix su Yara Gambirasio: “È aderente ai fatti”
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Come alcuni commentatori si aspettavano, la docuserie Netflix sull’omicidio di Yara Gambirasio è nell’opinione dell’avvocato di Massimo Bossetti – condannato all’ergastolo in via definitiva per il delitto – una “ricostruzione molto aderente ai fatti, oggettiva, né colpevolista, né pro-difesa”. Nella serie, secondo diversi critici, viene dato molto più spazio alla testimonianza di Bossetti e agli elementi scagionanti rispetto alle prove giudiziarie che hanno portato alla sentenza di condanna. (IL GIORNO)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Centinaia di migliaia di like sul suo primo piano in lacrime nel carcere di Bollate e la tesi innocentista che monta di post in post: è una delle conseguenze del taglio dato dal regista e autore Gianluca Neri (lo stesso di SanPa: luci e tenebre di San Patrignano) alle cinque puntate dell'indagine tv, cominciata nel 2017 con lo studio dei 60 faldoni dei documenti dell'inchiesta e diventata, in questi giorni, la serie più vista su Netflix (ilmessaggero.it)

La 13enne Yara Gambirasio scompare il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra. Poi la Cassazione ha confermato i due gradi di giudizio. (Sky Tg24 )

Consiste nel lapidare il primo malcapitato che si trova a tiro, senza troppe prove che non siano l’odore del sangue e la brama di vendetta collettiva. Uno strumento popolare di catarsi, che ha molto a che fare con la figura individuata dall’antropologo René Girard, il capro espiatorio, che consente a tutti di sentirsi buoni e giusti e migliori, immolando sul rogo qualche agnello sacrificale. (Corriere della Sera)

Yara, solo il Dna incastra Bossetti? Dal falso alibi alle fibre sul sedile, le prove che hanno portato all'ergastolo (in tre gradi)

La schiva e impenetrabile Ruggeri è infatti indagata per frode processuale e depistaggio: secondo gli avvocati dell’uomo, la magistrata sarebbe responsabile della non corretta conservazione dei 54 campioni con tracce di Dna dello stesso Bossetti rinvenuti sul corpo e gli abiti di Yara Gambirasio, i quali costituiscono la prova principale (ma non l’unica) che ha portato alla condanna. (IL GIORNO)

L’indagine più lunga, costosa e complessa di sempre, fa ancora discutere, nonostante i tre gradi di giudizio, nonostante la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, nonostante la prova regina del DNA. (Donna Moderna)

La prova regina è stato il Dna, estratto dopo una complessissima indagine del Ris dei carabinieri. Ma non è l'unica della quale i giudici, che hanno condannato all'ergastolo Massimo Bossetti, hanno tenuto conto. (ilmessaggero.it)