L'infermiera al fianco della speleologa: «Era stanca e chiedeva scusa. Teme il boom mediatico»
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È stata un'operazione complessa e corale quella che ha permesso di salvare e portare di nuovo a vedere la luce a Ottavia Piana, la speleologa di 32 anni rimasta ferita dopo un crollo mentre esplorava l'Abisso Bueno Fonteno. Sono state più di cento le persone e i volontari coinvolti in questa operazione, ciascuna delle quali ha fatto la sua parte e ora le loro testimonianze, a salvataggio riuscito, stanno rimbalzando su varie testate, anche nazionali, e sui social. (Prima Bergamo)
Se ne è parlato anche su altri media
Ho solo bisogno di recuperare e di riposo». «Ora sto bene e sono fuori pericolo. (Corriere Bergamo - Corriere della Sera)
Genova. Sono dieci gli speleologi liguri che hanno partecipato, avvicendati in diversi turni, alla missione di salvataggio di Ottavia Piana, bloccata per 80 ore dopo una caduta che le ha provocato diverse fratture nell'Abisso Bueno Fonteno in provincia di Bergamo. (Genova24.it)
Condividi questo articolo La loro lotta per la sopravvivenza, tra correnti letali, passaggi strettissimi e l’inesorabile avanzata dell’acqua, non è solo un thriller claustrofobico, ma anche una potente riflessione sulla fragilità umana di fronte alla natura incontrollabile. (la VOCE del TRENTINO)
«Il cittadino non paga assolutamente nulla», ha sottolineato, specificando che tutti gli speleologi sono assicurati. A chiarire la questione dei costi è stato il presidente della Società Speleologica Italiana, Sergio Orsini, che ha smentito le preoccupazioni riguardo ai costi per la collettività. (Vanity Fair Italia)
È la prima parola che avrebbe dovuto dire Ottavia Piana, la speleologa rimasta intrappolata in una grotta tra la val Cavallina e il lago d'Iseo e oggetto di critiche ignoranti da parte dei lemuri social (ma perché ce ne occupiamo ancora?) i quali avrebbero meritato anzitutto un bell'elenco: Fangul, Laguna blu, Mastodon, Ciclopico, tutti gli altri nomi delle gallerie e pareti e cunicoli e pozze che sono stati mappati negli ultimi 18 anni in centinaia di spedizioni: una preziosa di fonte informazioni che aiutano tutti noi (anche quelli seduti sul divano a trastullarsi coi social) perché per esempio analizzano l'acqua che beviamo o con cui ci laviamo, individuano residui di idrocarburi come è capitato sotto il Monte Canin dove gli speleologi trovarono del carburante perso da una cisterna che contaminava le falde acquifere, trovano appunto fonti di inquinamento con monitoraggi e dati poi regolarmente girati a enti come Arpa e Istat che li utilizzano per valutare lo stato delle nostre risorse idriche. (il Giornale)
Bergamo — «Ringrazio tutti i soccorritori. Ora sto bene e sono fuori pericolo. (La Repubblica)