La vecchia Europa che sbanda davanti a Trump
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La profezia è stata fin troppo facile: la “Nuova Amerika” mostra i muscoli, la Vecchia Europa si disgrega. Era già tutto scritto nella Storia, che pareva finita sotto le macerie del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 e invece è ricominciata per l’ennesima volta a Washington il 5 novembre 2024. Chi si illudeva che il ritorno del tycoon alla Casa Bianca avrebbe risvegliato dal torpore la flaccida U… (la Repubblica)
Se ne è parlato anche su altre testate
Il 47esimo presidente degli Stati Uniti – che è stato anche il 45esimo – ha colorato di rosso la mappa americana saltando molto oltre l’asticella minima dei 270 grandi elettori e si è anche assicurato la maggioranza nel voto popolare con un distacco di 5 milioni (l’ultimo candidato repubblicano a riuscirci fu George W. (Corriere della Sera)
Ciò che sta succedendo in queste ore a Bruxelles non sarebbe stato neanche immaginabile con una vittoria di Kamala Harris. Staremo a vedere. (il Giornale)
È ritornato alla Casa Bianca, e al di là di come la si pensi sul personaggio, è un caso di studio storico”. ROMA (ITALPRESS) – La nuova vittoria elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti “nessuno di noi la immaginava dopo i fatti del gennaio 2021, con l’assalto a Capitol Hill. (CremonaOggi)
La sceneggiatura non potrebbe essere più diversa. Da una parte c’è l’Europa, che a giugno ha rinnovato il suo Parlamento a 27 Stati, e cinque mesi dopo fatica a imboccare una strada chiara in grado di garantirle un futuro all’altezza della sua storia: le capitali del Vecchio continente parlano ciascuna una lingua diversa e Bruxelles non riesce a fare sintesi, dilaniandosi in lotte fratricide tra socialisti e popolari. (Avvenire)
Dopo la rotonda vittoria di Donald Trump ottenuta su Kamala Harris nell’election day del 5 novembre, si tirano le somme e si fa l’analisi del risultato ragionando, da un lato, sui motivi che hanno portato il tycoon a vincere e, dall’altro, sui possibili scenari futuri. (Salernonotizie.it)
La vice presidente Kamala Harris si era rivelata, anzi, uno dei migliori sfidanti tra tutti coloro che quest’anno hanno dovuto affrontare il giudizio delle urne nei paesi industriali avanzati, potendo contare su una campagna elettorale disciplinata, la candidatura storicamente impopolare di Trump e un’economia americana che naviga a gonfie vele. (Corriere della Sera)