L'arcivescovo Carlo Maria Viganò scomunicato per scisma

Monsignor Carlo Maria Viganò, un tempo servitore fedele della Curia Romana, è stato scomunicato. La decisione è stata presa dal dicastero per la dottrina della fede, segnando un triste culmine per la carriera ecclesiastica di Viganò.

Le tensioni tra l'arcivescovo lombardo e la Curia Romana sono state in aumento per decenni. La situazione è precipitata quando Viganò, convocato dall'ex Sant'Uffizio, ha rifiutato il giudizio dichiarando di non riconoscere "l'autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo prefetto, né di chi lo ha nominato".

Nato a Varese nel 1941, Viganò ha accusato Papa Francesco di eresia e scisma per un certo periodo. Non solo ha rifiutato di riconoscere l'autorità del Papa, ma ha anche suggerito che le guardie svizzere dovrebbero rimuoverlo. Nonostante fosse sotto processo, Viganò ha continuato a celebrare la messa.

Il 5 luglio 2024, il Congresso si è riunito per concludere il processo penale extragiudiziale nei confronti dell'arcivescovo titolare di Ulpiana, accusato del delitto riservato di scisma. Le sue affermazioni pubbliche hanno evidenziato il suo rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II.

La scomunica di monsignor Carlo Maria Viganò, ex diplomatico del Vaticano e responsabile della prestigiosa Nunziatura negli Stati Uniti, segna la sua espulsione dalla Chiesa cattolica. Questa decisione è stata presa dal dicastero della dottrina della fede, sottolineando il rifiuto di Viganò di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice e all'autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II.

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