Roberto Benigni non fa ridere sul Manifesto di Ventotene

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Roberto Benigni non fa ridere sul Manifesto di Ventotene Qualsiasi cosa si possa o si voglia pensare o scrivere, condividendo o dissentendo dal Sogno di Roberto Benigni mandato in onda in diretta Eurovisione dalla Rai l’altra sera, credo che non si possa decentemente ignorare o nascondere il nubifragio di RaiMeloni. Che è il soprannome dato alla Rai dagli avversari della premier, e con un certo compiacimento anche da alcuni suoi amici, da quando è in carica l’attuale governo. (Start Magazine)

Su altri media

Vince ‘Il Sogno’ di Benigni che stacca di un abisso ‘Lo show dei record’, poi ‘Chi l’ha visto?’ e i due film action. Siamo lontani dalle performance dei ‘Dieci Comandamenti’ ma è passato più di un decennio ed il clima è cambiato (Primaonline)

La risposta più bella, in Eurovisione, alla lettura infelice che la presidente del Consiglio ha fatto ieri del Manifesto di Ventotene (ma sapeva del programma?), è stato proprio l’elogio di quella famosa utopia da parte di Roberto Benigni (in Rai non se ne sono accorti). (Corriere della Sera)

Dov'è finito Roberto Benigni? A sinistra lo show su Rai 1 Il Sogno sarà sembrato, appunto, un sogno di resistenza a Giorgia Meloni e al governo di centrodestra, un inno all'Unione europea e pure all'esercito comune, un'appendice televisiva alla piazzata rossa romana di qualche giorno prima. (Liberoquotidiano.it)

La chanson de geste di Roberto Benigni

Da un punto di vista strettamente televisivo Il sogno di Roberto Benigni (mercoledì sera su Rai 1 e ora su RaiPlay) è di una semplicità disarmante: una sola persona in scena in abito scuro e camicia sbottonata; poche inquadrature sotto la sapiente regia di Stefano Vicario che alterna figura intera, mezzo busto, rari primi piani e breve carrellata sulla platea; scenografia in legno, bella ma essenziale, firmata da Chiara Castelli; luci efficaci senza effetti particolari; solita marcetta iniziale sulle note di Nicola Piovani; una brevissima anteprima registrata (si veda la diversa microfonatura); infine, due ore e un quarto di diretta senza stacchi né interruzioni pubblicitarie; primi quindici minuti di monologo comico secondo tradizione e poi 120 di orazione civile sull’Europa, la guerra e la pace. (Avvenire)

Pierre Bourdieu ebbe a dire che, oggi, gli intellettuali sono la parte dominata della classe dominante. Fanno parte della classe dominante in virtù del loro capitale culturale, ma sono dominati perché, per poterlo offrire ai veri dominanti, devono modularlo in funzione dei rapporti di forza egemonici. (Radio Radio)

Il libro racconta la situazione dell’Europa, del relativismo, del Cristianesimo e dell’Islam e tocca il nodo centrale, la Costituzione europea e il mancato inserimento delle radici giudaico-cristiane nella sua premessa, e il ruolo della Chiesa e della religione nelle società secolarizzate. (MYmovies.it)