Il governo lavora per riportare a casa Cecilia Sala. Dietro l’arresto forse la diplomazia degli ostaggi
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Discrezione, cautela e massimo impegno. Il governo è al lavoro per riportare a casa Cecilia Sala, la giornalista arrestata il 19 dicembre in Iran e ancora nel carcere di Evin a Teheran. Si attende che siano formalizzate le accuse a suo carico, mentre le trattative proseguono senza sosta. La premier Giorgia Meloni segue la "complessa vicenda" in stretto collegamento con il sottosegretario Alfredo Mantovano e con il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Il Nord Est)
Ne parlano anche altri media
I vertici Usa del dipartimento di Stato intervengono in modo perentorio sull’arresto in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala, chiedendone “il rilascio immediato e incondizionato” e sostenendo in modo deciso che il governo di Tehran rinchiude i cittadini stranieri in maniera arbitraria, con il solo fine di avanzare ricatti. (Virgilio Notizie)
Gli Stati Uniti chiedono all'Iran il "rilascio immediato e incondizionato" di tutti i detenuti senza giusta causa, inclusa Cecilia Sala. La dichiarazione arriva direttamente da un portavoce del Dipartimento di Stato statunitense rilasciata al quotidiano La Repubblica. (Today.it)
A Teheran il silenzio sul caso di Cecilia Sala è totale. Così come il ministero degli Affari esteri si rifiuta di commentare, e così le notizie che filtrano sui media di lingua persiana all’estero, al massimo, si limitano a riportare la versione italiana della storia. (il manifesto)
ANSA (Avvenire)
Vi ha partecipato una cinquantina di persone, tra cui consiglieri comunali di Torino. Sit-in, questa mattina a Torino, davanti alla prefettura, per chiedere al governo italiano di "intervenire con la massima urgenza per la liberazione della giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran". (La Repubblica)
Davanti alla Prefettura di Torino, alcune decine di cittadini hanno partecipato al sit-in organizzato per chiedere al regime iraniano la liberazione immediata di Cecilia Sala, arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024. (La Repubblica)