In piazza per Cecilia Sala: “Il governo faccia l’impossibile per liberarla”
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Sit-in, questa mattina a Torino, davanti alla prefettura, per chiedere al governo italiano di "intervenire con la massima urgenza per la liberazione della giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran". Vi ha partecipato una cinquantina di persone, tra cui consiglieri comunali di Torino. L'iniziativa è stata promossa da Associazione Marco Pannella, Associazione Adelaide Aglietta, Europa Radicale, Italia Liberale e Popolare, +Europa Torino, studenti ed esponenti della campagna Donna Vita Libertà, Associazione Liberi Russi (La Repubblica)
Su altre fonti
«Ringrazio tutti per l’attenzione nei confronti di mia figlia». A dirlo all’Ansa è Renato Sala, padre di Cecilia, la giornalista italiana de Il Foglio e Chora Media arrestata in Iran e detenuta dal 19 dicembre – senza un’accusa ancora formalizzata – nel carcere di Evin al nord di Teheran. (Open)
" Salvare due persone, giocandosi la propria affidabilità, significa metterne in pericolo molte in più ". Con queste parole, nel 2013, Cecilia Sala criticava l'impegno dell'allora esecutivo italiano per riportare a casa i due marò imprigionati in una cella indiana. (il Giornale)
La notizia del suo arresto del 19 dicembre e della sua reclusione in isolamento nella prigione di Evin non è stata diffusa da nessun canale ufficiale, né è apparsa tra i lanci dell’agenzia Mizan, che normalmente funge da portavoce del sistema giudiziario iraniano. (il manifesto)
Gli Stati Uniti chiedono all'Iran il "rilascio immediato e incondizionato" di tutti i detenuti senza giusta causa, inclusa Cecilia Sala. La dichiarazione arriva direttamente da un portavoce del Dipartimento di Stato statunitense rilasciata al quotidiano La Repubblica. (Today.it)
Prende corpo l’ipotesi della ritorsione. Dietro l’arresto a Teheran della giornalista Cecilia Sala potrebbe esserci l’identico provvedimento scattato tre giorni prima a Malpensa nei confronti di un iraniano. (Avvenire)
Si attende che siano formalizzate le accuse a suo carico, mentre le trattative proseguono senza sosta. La premier Giorgia Meloni segue la "complessa vicenda" in stretto collegamento con il sottosegretario Alfredo Mantovano e con il ministro degli Esteri Antonio Tajani. (Il Nord Est)