Il voto americano al bivio tra wokismo e diversity & inclusion
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Speranzosi ma prudenti. Federico Mento, direttore di Ashoka Italia, sintetizza così il clima che in queste ore si respira fra i colleghi dell’head quarter di Ashoka, in Virginia. «Ovviamente l’organizzazione è apartitica, parlo del sentire delle singole persone», precisa. «Tutti dicono che sarà un’elezione molto dibattuta, si avverte la tensione di una partita aperta ma anche un clima di grande prudenza rispetto ai dati degli exit poll». (Vita)
Ne parlano anche altre testate
Min lettura Ed è con quel consenso che dovremmo fare i conti. Ripeto, anche se Trump dovesse perdere. (Valigia Blu)
– A prescindere da chi esca vincitore dalle urne dell’Election Day, c’è già una certezza: la democrazia americana sopravviverà. Ed anzi, sarà ancora più forte. Non ci sarà nessuna svolta autoritaria, nemmeno se a trionfare dovesse essere Donald Trump, con buona pace degli esperti di comunicazione della campagna di Kamala Harris. (Il Faro online)
Perché può dirci molto anche sull’oggi e sulla salute delle nostre democrazie, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa. L’estate di otto anni fa, quando apparve chiaro che Trump sarebbe entrato da protagonista sulla scena politica tirandosi dietro i dimenticati e gli arrabbiati d’America, si accese un dibattito che si ripropone adesso persino con più urgenza. (Corriere della Sera)
Il settimanale britannico ha sintetizzato l’attesa con una copertina dove una gigantesca cravatta rossa, capovolta e trasformata in un missile al decollo, dominava la prospettiva washingtoniana che conduce alla neoclassica Casa Bianca. (Corriere della Sera)
A chi pensa che l’America sia sull’orlo del baratro, potenzialmente vicina a una svolta autoritaria, non si possono dare risposte certe: la storia è piena di sorprese, anche orribili. Però se la storia passata insegna qualcosa, è che non bisogna cedere facilmente al catastrofismo, quando si tratta dell’America. (Corriere della Sera)
Attesa e manifesta in un Paese in bilico fra la possibilità storica di far entrare la prima donna alla Casa Bianca e quella di rimettere il bastone del comando in mano a chi sepellisce i resti della Guerra fredda sotto una malcelata e controversa cordialità con la democratura di Vladimir Putin. (QUOTIDIANO NAZIONALE)