Il tribunale di Catania disapplica il nuovo decreto «paesi sicuri»
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Il decreto legge sui «paesi sicuri» è finito in fuori gioco alla prima azione d’attacco: ieri il tribunale di Catania lo ha disapplicato, liberando cinque richiedenti asilo di Egitto e Bangladesh dal centro di Modica. «Non sono paesi sicuri», il succo delle decisioni. Una è firmata dal presidente della sezione specializzata in immigrazione Massimo Escher. Le argomentazioni sono le stesse che le toghe etnee usano da settembre: nei casi di Tunisia, Bangladesh ed Egitto accostano le «schede paese», che descrivono le situazioni di ogni Stato, al dettato della legge. (il manifesto)
La notizia riportata su altri media
Lo scrive il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall'Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. (Corriere della Sera)
Si è registrato un incremento delle proteste, scatenate dalla crisi politica, sociale ed economica che il Paese attraversa». Così scriveva l’anno scorso Massimo Escher, il presidente della sezione Protezione internazionale del Tribunale di Catania che oggi ha deciso di non rimandare in Egitto un richiedente asilo sbarcato a Pozzallo, impugnando di fatto il decreto sui «Paesi sicuri» stilato l’altro giorno da Palazzo Chigi. (il Giornale)
Ansa Intanto è già stato fatto un primo trasbordo di persone. (Avvenire)
Ancora una volta, i giudici hanno ignorato la legge e hanno proceduto con l'interpretazione, invece che con la sua applicazione. Il giudice sostiene che la lista trasformata in decreto " non esime il giudice all'obbligo di una verifica della compatibilità con il diritto dell'Unione europea ". (il Giornale)
Giorgia Meloni usa l'ironia. Ma alla buona notizia della giornata, la ripresa delle partenze dei migranti in direzione dell'Albania, ha fatto da contraltare un'altra sentenza blocca-rimpatri arrivata (Secolo d'Italia)
Hanno infatti dichiarato illegittima la richiesta di trattenimento nei centri a carico di tre egiziani e due bengalesi che hanno richiesto lo stato di rifugiati giustificando la decisione con la constatazione che "la lista dei Paesi sicuri" contenuta nel provvedimento non esime il giudice "dall’esame della compatibilità" di questa "designazione con il diritto dell’Unione europea". (QUOTIDIANO NAZIONALE)