Israele invade di nuovo Gaza via terra. Bombe sull’Onu
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La telecamera inquadra Izzam Wadi, degli adulti accanto si vedono solo le gambe. È piccolo e impolverato, non deve avere più di cinque anni. Si strofina il naso che cola e gli occhi gonfi mentre segue la preghiera. Di fronte a lui su una barella arancione è poggiato un sacco bianco con il nome scritto a penna. Dentro c’è la madre di Izzam, Lubna al-Najjar. È stata uccisa da un bombardamento israeliano su una delle tendopoli di Khan Younis. (il manifesto)
La notizia riportata su altre testate
Come sul carrozzone europeo, come sulle sparigliate trumpiane, così su Gaza: lorsignori riescono a equivocare, e non di rado capovolgere, il senso degli eventi in diretta con ferrea sistematicità. Proprio nel senso di incomprensione radicale della Storia mentre si dispiega. (Liberoquotidiano.it)
Le due vittime erano dipendenti dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (Unops) e del Mine Action Service (Unmas). Due dipendenti delle Nazioni Unite sono rimasti uccisi in un edificio dell'ONU a Deir El Balah, nella Striscia di Gaza centrale. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Reuters (Avvenire)
Parla, come sempre, della sabbia della guerra e del terrorismo. Arafat una volta disse alla cronista: il deserto cambia continuamente di forma, ma la sabbia resta sempre la stessa in quantità e qualità. (il Giornale)
«Questo è il rumore degli aerei da ricognizione israeliani, ascolta». Le parole nell’audio si interrompono per lasciare spazio al suono ovattato e incessante dei velivoli che sorvolano la Striscia. «Il rumore va avanti da 24 ore, non ce la facciamo più», dice a Open Fouad. (Open)
Fra gli analisti, i diplomatici, i giornalisti più accreditati, da settimane la questione non è mai stata il “se” ma sempre e soltanto il “quando” Israele avrebbe ripreso la sua offensiva su Gaza. La risposta è arrivata nella notte fra lunedì e martedì sotto forma di una pioggia di bombe caduta sulla Striscia, uccidendo centinaia di persone, per la maggior parte civili. (la Repubblica)