"Vincerà Harris". Ma il Nostradamus d'America sbaglia la profezia
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Per la seconda volta in quarant'anni, Allan Lichtman ha sbagliato la previsione sul presidente degli Stati Uniti: "Le chiavi predicono la vittoria della prima presidente donna, ma anche di origine africana e asiatica" (il Giornale)
La notizia riportata su altri giornali
Di seguito la conversazione con il direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi. L’America ha deciso: Donald Trump è il 47esimo presidente. (Il Cittadino)
C’è chi, come il presidente francese Emmanuel Macron, di fronte alla vittoria di Donald Trump non può far altro che congratularsi «con rispetto e ambizione». C’è chi, invece, già prova a gettare le basi per nuovi e sfavillanti rapporti con gli Stati Uniti (Open)
Vince, anzi stra-vince Donald Trump. Nelle elezioni negli Usa, una "scoppola" clamorosa per Kamala Harris e i democratici: le proporzioni sono già nettissime, anche se mancano i dati definitivi. (Liberoquotidiano.it)
Lui stesso ha interpretato senza mai indulgere alla modestia decine di personaggi, dall’allievo della Wharton School of Business in Pennsylvania al “wrestler” che va a sfidare il re della categoria Vince McMahon (ma per interposta persona: a battersi furono due campioni scelti dagli sfidanti, e a vincere fu quello di Trump), dal giovane palazzinaro che si fa le ossa nella società di famiglia (l’Elizabeth Trump & Son) al produttore-conduttore del reality televisivo “The Apprentice” (celebre il suo grido di guerra: «You’re fired!», sei licenziato!), dal “cameo” in Celebrity di Woody Allen e Wall Street: Money Never Sleeps di Oliver Stone allo sfacciato elusore fiscale grazie alle spericolate manovre dei suoi commercialisti che gli hanno evitato di versare centinaia di milioni di dollari all’erario corroborando l’immagine vincente dello sfrontato multimiliardario (3.7 miliardi di dollari il suo patrimonio secondo Forbes), fino al vorticoso cambio di casacca nelle sue simpatie politiche: esordisce nel 1987 come supporter di Ronald Reagan, poi passa al Partito della Riforma del miliardario texano Ross Perot, quindi nel 2001 si dichiara democratico, ma sette anni dopo si schiera con lo sfidante di Obama John Mc Cain e si fa registrare come repubblicano per tornare indipendente nel 2011 e di nuovo repubblicano con l’appoggio al mormone Mitt Romney nel 2012, salvo poi dichiarare nel 2015 che il migliore fra i presidenti degli ultimi anni era stato Bill Clinton e subito dopo candidarsi alle primarie del Grand Old Party forte di uno slogan irresistibile che è rimasto fino a oggi, «Make America Great Again». (Avvenire)
È Donald Trump stesso, parlando di Cina in un’intervista al Wall Street Journal, ad aver ammesso quella che, nei fatti, è la vera cifra stilistica della sua carriera politica, ciò che gli ha permesso di vincere sorprendentemente un’elezione presidenziale nel 2016, di risorgere dalle ceneri da una sconfitta bruciante, dall’accusa di aver guidato un assalto alle istituzioni americane, di essere uscito vivo da una marea di capi di imputazione che gli potevano costare anni di carcere e di aver rivinto otto anni dopo, quando il mondo l’aveva dato ormai per finito. (Fanpage.it)
Diverse figure politiche italiane e internazionali hanno iniziato a commentare la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane. (ilmessaggero.it)