Quelli che sul palco perdono la realtà

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il Giornale INTERNO

Doveva essere una manifestazione di orgoglio europeo, aperta a tutti. In piazza forse lo è stata, effettivamente c'era di tutto. Ma sul palco si è trasformata in qualcosa di trito e ritrito: il solito attacco frontale alla destra italiana, europea e statunitense. E, non ce ne voglia chi era in piazza, ma il palco conta, perché dà il senso politico della manifestazione. Doveva essere una manifestazione per la pace, ma ha finito per prendersela pesantemente con un Presidente (Trump) che, a modo suo, sta cercando di ottenerla, ignorando del tutto chi (Putin), tre anni fa, ha invaso uno Stato sovrano e continua a rifiutare ogni accordo per fermare il conflitto. (il Giornale)

Su altri giornali

Ci sono intellettuali di destra capaci di riempire le piazze e replicare l'«effetto Serra»? «È molto difficile, se parliamo di un intellettuale (parola che detesto) o comunque di un personaggio di destra, convocare la piazza. (il Giornale)

Davanti a lui, un tappeto di bandiere blu a stelle… Nel suo intervento dal palco, Gianrico Carofiglio cita Winston Churchill: «Combatteremo, non ci arrenderemo mai». (La Stampa)

Trentamila, hanno cominciato a contare registi, ammiratori e simili vedendo la piazza romana del Popolo riempirsi per l’Europa, la pace eccetera e consolandosi per la pioggia dicendo della piazza come del matrimonio, fortunato quando è bagnato. (Start Magazine)

Andrea Lattanzi, Gianvito Rutigliano Quando un grande striscione con la bandiera della Palestina è apparso prima in piazza del Popolo a Roma e poi sul Pincio, qualcuno ha pensato a una contestazione nei confronti della manifestazione "Una piazza per l'Europa", nata da un'idea di Michele Serra. (La Stampa)

C’è un momento, nel mezzo della manifestazione, in cui dal bastione che dà sulla piazza, dal lato opposto del Pincio dove si trova il palco, vengono calati due striscioni. L’altro dice «L’Italia ripudia la guerra, No Rearm Europe» e viene esposto da una coppia di mezz’età accompagnata da tre ragazzini. (il manifesto)

"Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". E in effetti è perfettamente fondata la citazione del finale di ‘Non chiederci la parola che squadri da ogni lato’, breve componimento del 1923 – pubblicato esattamente cento anni fa in Ossi di seppia – sulla crisi di certezze dell’umanità contemporanea che annusava appena il regime fascista, ma soffriva già la barbarie della grande guerra e percepiva il protagonismo senza indulgenze delle masse popolari: il Novecento insomma. (QUOTIDIANO NAZIONALE)