Pagliarulo (Anpi) in piazza del Popolo a Roma: 'Siamo per l'Europa unita della pace, non delle armi'

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"Siamo per l'Europa, ma bisogna capire di quale Europa parliamo. Siamo per l'Europa unita, ma che sia quella della pace e del lavoro. Senza pace e lavoro non ci sono né unità né libertà. Per questo contrastiamo radicalmente le proposte avanzate da Von Der Leyen di investire 800 miliardi nel riarmo. Questo è l'opposto di quello che dovrebbe fare l'Europa unita. Un piano che non farà altro che aumentare il nazionalismo già in crescita nei Paesi europei. (Tiscali Notizie)

Su altre fonti

Andrea Lattanzi, Gianvito Rutigliano Una piazza per l'Europa, il maxi striscione degli studenti: "Non è una protesta, ma siamo per un'altra Ue senza armi" (La Stampa)

Grandioso colpo d’occhio su piazza del Popolo, bella piazza piena, belle facce, con tanta gente che non riesce nemmeno ad entrare e resta perciò affacciata dai tornanti del Pincio, a picco sul palco, e sul retropalco (nel backstage ci entreremo tra poco, perché lì c’è un racconto nel racconto). (Corriere Roma)

E in effetti è perfettamente fondata la citazione del finale di ‘Non chiederci la parola che squadri da ogni lato’, breve componimento del 1923 – pubblicato esattamente cento anni fa in Ossi di seppia – sulla crisi di certezze dell’umanità contemporanea che annusava appena il regime fascista, ma soffriva già la barbarie della grande guerra e percepiva il protagonismo senza indulgenze delle masse popolari: il Novecento insomma. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Politici, cantanti e tanta gente. Il videoracconto per una nuova Europa sulle note di Cappuccio Rosso cantata da Roberto Vecchioni dal palco. (Corriere TV)

Nel suo intervento dal palco, Gianrico Carofiglio cita Winston Churchill: «Combatteremo, non ci arrenderemo mai». Davanti a lui, un tappeto di bandiere blu a stelle… (La Stampa)

L’altro dice «L’Italia ripudia la guerra, No Rearm Europe» e viene esposto da una coppia di mezz’età accompagnata da tre ragazzini. Il primo porta la scritta «Riarmo sì, anche così» ed è sorretto da un gruppetto di giovani che sventolano bandiere dell’Ucraina e della Georgia. (il manifesto)