“La guerra non è finita”, Israele minaccia Beirut. Pressioni dagli Usa. Patto tra Hamas e Fatah per Gaza
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L'avvertimento non lascia dubbi sulle intenzioni di Israele: se il cessate il fuoco viene meno, a pagarne le conseguenze non sarà solo Hezbollah, ma pure il Libano. A mettere le cose in chiaro ci ha pensato il ministro della Difesa Israel Katz: «Se l'esercito libanese non farà rispettare la propria parte dell'accordo di tregua, si ritornerà in guerra e l'Idf si spingerà più a fondo in Libano. Il Paese non sarà più esente da responsabilità, la risposta militare non farà distinzione tra i terroristi e la nazione dove hanno sede». (La Stampa)
Ne parlano anche altri media
L’Osservatore Romano Sembra vacillare la fragile tregua in Libano. Sul terreno la notte scorsa almeno nove persone sono rimaste uccise in raid delle Forze di difesa israeliane (Idf) sul governatorato di Nabatieh. (Vatican News - Italiano)
L’Idf ha annunciato di aver colpito decine di obiettivi della milizia sciita, comprese «rampe di lancio e infrastrutture terroristiche». La tregua tra Israele ed Hezbollah vacilla, ma al momento tiene nonostante nove persone siano state uccise ieri negli attacchi israeliani contro villaggi nel sud del Libano. (Italia Oggi)
Il cessate il fuoco in Libano esiste solo sulla carta. Ma non c'è dubbio sul fatto che Tel Aviv si stia sforzando attivamente, dalle ore successive all'annuncio nella giornata del 26 novembre, per farlo apparire tale solo a parole. (Inside Over)
L'aeronautica israeliana ha colpito nella serata di ieri siti di Hezbollah in tutto il Libano, dalla capitale Beirut al sud, fino ai valichi di frontiera con la Siria e secondo la tv israeliana Kan ha avvertito gli Stati Uniti delle sue intenzioni prima dell'azione. (il Giornale)
Getting your Trinity Audio player ready... ROMA – Israele e Hezbollah continuano a sparare in Libano, come se mercoledì scorso non fosse entrato in vigore un faticosissimo quanto evidentemente friabile accordo per il “cessate il fuoco”. (Dire)
Dopo aver annunciato che sospenderà la consegna di aiuti a Gaza perché è diventata “impossibile” l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha spiegato con un drammatico esempio quanto sia disumana la condizione in cui vivono gli abitanti della Striscia che si trovano senza cibo, senza acqua, senza medicine: in un mese, a novembre, solo 1400 camion di aiuti sono arrivati a Gaza, nulla in confronto a quello che servirebbe. (la Repubblica)