Cecilia Sala racconta la prigionia. “Le due volte che ho riso e il pianto quando ho rivisto il cielo. Sapevo di Abedini”
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– Le due volte che è riuscita a ridere, il pianto quando ha rivisto il cielo e gli interrogatori ogni giorno, senza che nessuno le spiegasse perché era lì. Cecilia Sala racconta i suoi 21 giorni di prigionia in Iran in un podcast di Mario Calabresi dal titolo ‘I miei giorni a Evin, tra interrogatori e isolamento’. In mattinata il suo primo post su Instagram dove la giornalista ha provato a raccontare l’emozione incredibile della sua liberazione dopo aver trascorso 21 giorni nel carcere di Evin, in Iran. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Se ne è parlato anche su altri media
Raggiunta dal Sir, Farian Sabahi, scrittrice e ricercatrice italo-iraniana dell’Università dell’Insubria, ha ricordato le condizioni in cui le donne sono detenute nelle prigioni iraniane: “In Iran le prigioni sono sovraffollate, i diritti delle detenute non sono garantiti. (Servizio Informazione Religiosa)
Solo il giorno precedente era cambiato il suo stato di detenzione, non più isolamento. L'immagine è quella dell'abbraccio con il compagno non appena scesa dall'aereo che l'ha riportata in Italia dall'Iran dopo tre settimane di prigionia nella carcere di Evin a Teheran. (Vanity Fair Italia)
L'anno per la premier si è aperto col botto: i dati record sull'occupazione, il viaggio negli Stati Uniti da Trump e ora la liberazione di Cecilia Sala, tutto in appena 9 giorni. Ma a quanto pare la sinistra non ce la fa e continua a rosicare. (Liberoquotidiano.it)
Siamo nel campo delle ipotesi, ma proprio da ciò che, appena atterrata mercoledì all’aeroporto di Ciampino, ha raccontato agli investigatori, la Procura di Roma deciderà se e … (Il Fatto Quotidiano)
Ma a chi va il merito della liberazione di Cecilia Sala? “Dopo un’iniziale non perfetta gestione della situazione, quando non ci si rese conto che un arresto avrebbe potuto creare una reazione iraniana, si è fatto un ottimo lavoro di squadra”, afferma Baheli. (RSI)
Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita». «Quando ho visto comparire il nome di Cecilia sul display del mio cellulare, che mi chiamava, mi sono commosso. (ilgazzettino.it)