Udienza. Papa Francesco: nella guerra tutti perdono, prime vittime bambini e famiglie

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Avvenire ESTERI

Reuters «Ecco un bel traguardo per l’anno giubilare! Rimuovere la cenere dell’abitudine e del disimpegno, diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito. Che lo Spirito ci aiuti a muovere qualche passo in questa direzione!». È l’auspicio formulato da papa Francesco nel corso dell’Udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Davanti a migliaia di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo il Pontefice ha ribadito con forza il suo appello per la pace, perché nella guerra – con «i bambini, le famiglie» che sono «le prime vittime» - «nessuno vince, tutti perdono». (Avvenire)

Se ne è parlato anche su altre testate

“Preghiamo per la pace”. A ripeterlo, a più riprese, è stato Papa Francesco, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro (La Voce del Popolo)

Nella guerra nessuno vince, tutti perdono. Il Papa ha concluso l'udienza generale a Piazza San Pietro con un nuovo appello per la pace: "Preghiamo per la pace. (Il Piccolo)

Commentando il Vangelo del giorno, il Pontefice prosegue: “È Gesù che si avvicina a te attraverso quel povero. (RaiNews)

Cosa c’entrano i bambini e le famiglie con la guerra?

“Le prime vittime lì sono nella popolazione civile, troppe vittime innocenti: vediamo immagini di bambini massacrati. – “Continuiamo a pregare per la pace, in Ucraina, Palestina, Israele e Libano. (Agenzia askanews)

Città del Vaticano , mercoledì, 30. ottobre, 2024 9:55 (ACI Stampa). Dopo i saluti il Papa ha rinnovato l'appello per la pace in Israele, Palestina, Libano, Ucraina e Myanmar. (ACI Stampa)

Salutando come di consueto i vari gruppi linguistici presenti, il Pontefice ha lanciato un nuovo e accorato appello per la pace, esortando alla preghiera per i Paesi che «soffrono tanto», tra cui «la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, Nord Kivu». (L'Osservatore Romano)