Famiglie in affanno, in Lombardia il 7,2% rinuncia alle cure
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Voce dopo voce prende forma un elenco di note dolenti. La sanità vive una fase difficile ovunque, e anche in Lombardia, secondo quanto emerge dal «7° Rapporto Gimbe», il dossier pubblicato annualmente dall’omonima Fondazione per mettere a sistema un’ampia serie di dati ufficiali sul Servizio sanitario nazionale nelle diverse regioni del Paese. Si parte, ad esempio, da un indicatore tra i più sentiti: nel 2023 il 7,2% delle famiglie lombarde – la stima deriva da una rilevazione dell’Istat – ha rinunciato alle prestazioni sanitarie; seppur al di sotto della media nazionale (che si attesta al 7,6%), il dato lombardo è in aumento rispetto al 6,8% del 2022. (L'Eco di Bergamo)
Ne parlano anche altre fonti
Condividi questo articolo Il Servizio sanitario nazionale “costituisce una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. (la VOCE del TRENTINO)
E ancora: il boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%); quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici; le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali; la migrazione sanitaria e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati. (LA NOTIZIA)
La constatazione di Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Campania della Lega, parte dai... Leggi tutta la notizia (Virgilio)
Nella speranza di fare cosa utile, Lettere Meridiane propone ad amici e lettori una lettura ragionata del rapporto, un dossier che enuclea i dati che ci riguardano più da vicino: quelli relativi alla Regione Puglia. (StatoQuotidiano.it)
11 OTT Gentile Direttore, (Quotidiano Sanità)
La spesa privata In un anno è aumentata del 10,3% la spesa privata degli italiani, cioè i soldi che ognuno spende per le prestazioni sanitarie di cui ha bisogno e che, per tempi lunghi e indisponibilità, non trova più nella sanità pubblica. (Vanity Fair Italia)