Netanyahu parla al Congresso Usa. Trattativa ostaggi-tregua
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Netanyahu parla al Congresso Usa. Trattativa ostaggi-tregua In queste ore si parla anche del discorso, pronunciato negli Stati Uniti, davanti al Congresso: quello di Benjamin Netanyahu. Un discorso in cui il primo ministro israeliano ha descritto la guerra contro Gaza come una reazione alla minaccia internazionale di Hamas. Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie (TV2000)
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I commenti negli Stati uniti, e non solo, al discorso di Benyamin Netanyahu martedì al Congresso sono sostanzialmente negativi. Sottolineano il tentativo maldestro del premier israeliano di giustificare, con la presunta lotta in corso tra il bene e il male, «tra chi vuole la vita e chi cerca la morte», la devastante campagna militare che ha ucciso quasi 40mila palestinesi a Gaza (il manifesto)
Cambiano i candidati alla Casa Bianca e cambia anche la linea del premier israeliano. Biden punta al cessate il fuoco per chiudere bene la sua presidenza. E Kamala Harris ha definito abominevoli «graffiti e la retorica pro-Hamas» nelle proteste in corso a Washington (Open)
A Washington, durante le proteste per l'arrivo di Netanyahu al Congresso, bruciano la bandiera americana e gridano «Allah akbar», Allah è grande. (il Giornale)
I due leader hanno incontrato anche le famiglie degli ostaggi americani di Hamas. «Voglio ringraziarti per i 50 anni di servizio pubblico e i 50 anni di sostegno allo Stato di Israele, non vedo l'ora di discutere con te oggi e di lavorare con te nei mesi a venire», ha esordito Netanyahu nel faccia a faccia nello Studio Ovale. (L'Unione Sarda.it)
Stava a Riad, nel palazzo reale dell’Arabia Saudita: era il principe Mohammed Bin Salman, erede al trono e primo ministro, dominus indiscusso del più importante Stato arabo. (Tempi.it)
Al culmine del suo discorso, dopo aver liquidato come «utili idioti dell’Iran» i circa cinquemila manifestanti pro Palestina assiepati intorno a Capitol Hill e davanti all’Union Station, Benjamin Netanyahu si paragona a Winston Churchill. (Corriere della Sera)