Il discorso di Mattarella: il Paese dei numeri e il Paese reale
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I numeri dicono che l’occupazione è ai massimi, che l’export tira, che il turismo è un successo. Il Paese reale dice che i salari sono bassi, le liste di attesa infinite, che alle cure si rinuncia, e che i giovani vivono un disagio fatto di precarietà e incertezze. È la fotografia dell’Italia che emerge dal discorso di fine anno di Mattarella. E se la parola dell’anno è ‘rispetto’, il rispetto lo si mette in pratica contrastando le morti sul lavoro, lottando contro i femminicidi, garantendo i diritti costituzionali ai detenuti. (Radio Popolare)
Su altre fonti
Ancora oggi l'aerospazio deve molto alle missioni di metà anni Sessanta e agli astronauti di quella generazione.Sono passati sessant'anni dal programma spaziale Gemini, lo sforzo che la Nasa fece dopo il progetto Mercu... (La Verità)
«Patriottismo - ha affermato il presidente - è quello dei medici dei pronto soccorso», ma anche degli insegnanti, «di chi fa impresa con responsabilità», degli studenti, degli anziani e dei volontari. (Corriere TV)
"Un'attenzione particolare richiede il fenomeno della violenza che tocca tutto il mondo, ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. ...Comportamenti purtroppo alimentati dal web, che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo. (Il Sole 24 ORE)
Roma, 31 dic. Parla dalla sala del Lucernario, il Presidente della Repubblica, una delle stanze adiacenti il suo studio nella Palazzina del Fuga. (Agenzia askanews)
Mattarella, nel messaggio di fine anno, apre in anticipo le celebrazioni degli 80 anni dalla Liberazione. I Graffi di Damato Verso la conclusione di un messaggio televisivo a reti unificate inevitabilmente scontato, dopo tutti gli auguri ricevuti e ricambiati sotto i soffitti del Quirinale nelle solite udienze del periodo natalizio, il Capo dello Stato ha voluto aprire con un certo anticipo le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della Liberazione che ricorrerà il 25 aprile. (Start Magazine)
Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. "Siamo stati drammaticamente coinvolti nell'orrore per l'inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. (il Dolomiti)