La Bibbia, i datteri, la prima sigaretta: Cecilia Sala racconta il carcere di Evin

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La cella stretta e alta senza letto. Il cibo passato da una feritoia e la richiesta di libri. Poi la telefonata: «Temevo davvero di non reggere più» Cecilia Sala ha trascorso 20 giorni in una prigione «dove avevo perso il senso del tempo, non sapevo più quando era giorno e quando era notte». Chiusa in una cella «stretta e alta, senza letto, con una lampada sempre accesa e una piccola finestrella sul soffitto da cui passava l’aria ma che neanche riuscivo a vedere». (Open)

Ne parlano anche altri media

«Amo ancora l'Iran e le donne iraniane». Cecilia è intervistata da Mario Calabresi e parla dei 21 terribili giorni trascorsi nel carcere di Evin a Teheran, la sua prigionia. (il Giornale)

Stefano Stefanini Il caso Cecilia Sala e l'Iran (rtl.it)

A rafforzare le garanzie sull’impegno preso dall’Italia di non consegnare agli Usa il detenuto Mohammad Abedini-Najafabani sarebbero stati proprio i vertici dell’intelligence qatarina; una conferma dell’attendibilità già attribuita dagli iraniani e dagli omologhi degli altri Stati di quel quadrante alla figura di Giovanni Caravelli, il direttore dell’Aise (il servizio segreto per la sicurezza esterna) che ha guidato personalmente l’operazione che ha riportato a casa la giornalista de Il Foglio e Chora media. (Corriere Roma)

Cecilia Sala, inchiesta dei pm: ipotesi sequestro e tortura. «Interrogata ogni giorno, pensavo di morire»

Anzi, malissimo. Mettiamola così: ci sono delle interviste e degli interventi che a volte invecchiano male. (Nicola Porro)

C’è un sospetto dietro la carcerazione di Cecilia Sala che gli investigatori del Ros stanno cercando di chiarire: ossia se qualcuno ha “venduto” informazioni sui movimenti della giornalista. (Il Fatto Quotidiano)

Un fascicolo sull’arresto e la detenzione a Teheran di Cecilia Sala è già stato aperto. (ilmessaggero.it)