Riforma fiscale in Italia: il concordato preventivo biennale e la flat tax incrementale

Il concordato preventivo biennale, un provvedimento legislativo di rilievo per gli studi professionali in Italia, ha subito un iter travagliato. Numerose sono state le novità proposte nella prima bozza del provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri, così come numerose sono state le proposte di modifica emerse dalla consultazione parlamentare.

Inizialmente, tutto doveva concludersi entro il 30 settembre 2024. Tuttavia, la data è stata posticipata più volte, prima al 15 ottobre, poi al 31 ottobre, con il rischio di arrivare, nuovamente, al 30 novembre 2024. Quest'ultima data coincide con il precedente termine di trasmissione delle dichiarazioni dei redditi, oggi anticipato.

È in arrivo un regime opzionale di imposizione sostitutiva del reddito incrementale concordato. Questo sarà calcolato sulla differenza, se positiva, tra il reddito concordato e il corrispondente reddito del periodo precedente a quelli cui si riferisce la proposta. L'aliquota applicata sarà del 10% se il livello ISA del periodo di imposta precedente a quello del concordato non è inferiore a 8, del 12% se è tra 6 e 8 e del 15% se inferiore a 6.

La flat tax incrementale ha superato il concordato preventivo biennale. Nel confronto tra i due strumenti agevolativi, la tassa piatta del 15% applicabile sul maggior reddito conseguito nel 2023 rispetto a quello più elevato del triennio 2020-2022 risulta essere preferita dai contribuenti. Questo meccanismo, a differenza del concordato, è più facile da applicare, non è costruito su un groviglio di cause di esclusione, decadenza e cessazione e soprattutto non vincola il fruitore ad adesioni biennali ed ad alcuna scommessa sul proprio reddito futuro.

Il Governo sta studiando una sorta di flat tax per i contribuenti che applicano il concordato preventivo biennale, calibrata in base agli indici di affidabilità fiscale. Questa richiesta, proveniente dai Commercialisti e dal mondo delle imprese, potrebbe rientrare nel decreto correttivo di riforma fiscale attualmente all’esame della commissione Finanze in Senato.

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