Sala e Najafabadi, destini incrociati. Negati i domiciliari all’iraniano

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Italia Oggi INTERNO

Il destino della giornalista italiana, Cecilia Sala, detenuta in un carcere iraniano, sembra sempre più legato alla vicenda di Mohammad Abedini Najafabadi, il 38enne ingegnere meccanico iraniano fermato il 16 dicembre scorso a Malpensa su mandato americano, che gli Stati Uniti chiedono all'Italia di estradare. E su cui la procura generale di Milano ha espresso alla Corte d'Appello parere contrario alla concessione degli arresti domiciliari richiesti dalla difesa. (Italia Oggi)

Su altri media

Dal piano diplomatico a quello politico-istituzionale passando per la giustizia, ecco le possibili soluzioni del Governo italiano per la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista romana detenuta nel carcere iraniano di Teheran dal 19 dicembre scorso. (Fanpage.it)

I genitori di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran il 19 dicembre scorso, chiedono il silenzio stampa sul caso per scongiurare il rischio che "si allunghino i tempi" e che "si complichi la situazione" della figlia. (Liberoquotidiano.it)

Si dice che la storia si ripeta spesso, salvo che si manifesta la prima volta come tragedia e la seconda come farsa. Il caso del sequestro di Cecilia Sala in Iran soltanto in apparenza è una replica di eventi lontani di cui riecheggia alcune modalità. (L'HuffPost)

Quale silenzio stampa

La partita è delicatissima, il governo si muove su un filo, ma la determinazione a riportare a casa Cecilia Sala si fa ancora più forte quando appaiono chiare le condizioni in cui è detenuta la giornalista arrestata a Teheran senza una causa plausibile. (Avvenire)

Una lettera aperta che la Fregona ha affidato a Facebook e che è stata ripresa da Orizzontescuola.it. È il messaggio che la professoressa di Belluno Michela Fregona, manda alla giornalista Cecilia Sala, arrestata a Teheran, di cui si dice ammiratrice incondizionata, tanto da paragonarla a Oriana Fallaci. (ilgazzettino.it)

Però ce lo chiedono i genitori di Cecilia Sala (e forse anche il governo) per accompagnare “gli sforzi delle autorità italiane” con “riservatezza e discrezione” ed evitare che “il dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e rendere più complicata e lontana una soluzione”. (Il Fatto Quotidiano)