Tensione a Istanbul: scontri e arresti durante le proteste per l'arresto del sindaco Imamoglu

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ESTERI

La città di Istanbul è stata teatro di violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, dopo che migliaia di persone hanno sfidato il divieto di assembramento per protestare contro l’arresto del sindaco Ekrem Imamoglu, avvenuto il 19 marzo. La polizia ha risposto con l’uso di gas lacrimogeni, spray al peperoncino e idranti, mentre i dimostranti, in alcuni casi, hanno lanciato razzi e altri oggetti contro le barricate. Secondo fonti del partito Repubblicano del Popolo (CHP), di cui Imamoglu è esponente, a Istanbul sarebbero scese in piazza centinaia di migliaia di persone, nonostante le transenne e il dispiegamento di agenti.

Il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha confermato l’arresto di 97 persone in tutto il paese, mentre gli scontri più accesi si sono verificati a Istanbul, Smirne e Ankara. Le proteste, che hanno coinvolto almeno 40 delle 81 province turche, sono state alimentate dall’indignazione per la detenzione di Imamoglu, considerato uno dei principali rivali politici del presidente Recep Tayyip Erdogan.

A Istanbul, i manifestanti si sono radunati per il terzo giorno consecutivo davanti al municipio, cercando di sfondare le barricate erette vicino all’acquedotto storico della città. La polizia, oltre ai lacrimogeni, ha fatto ricorso a spray urticanti per disperdere la folla, mentre ad Ankara e Smirne sono stati utilizzati idranti. Le immagini delle cariche e dei feriti hanno fatto il giro dei social media, alimentando ulteriormente la tensione.

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L’arresto di Imamoglu, avvenuto con l’accusa di aver insultato pubblici ufficiali, è stato interpretato da molti come un tentativo di silenziare l’opposizione in vista delle prossime elezioni. Il sindaco, già protagonista di una storica vittoria elettorale contro il partito di Erdogan nel 2019, è diventato un simbolo della resistenza politica in un contesto sempre più polarizzato.

Le proteste, che hanno visto una partecipazione trasversale, non si limitano alla sola Istanbul. A Smirne, città tradizionalmente laica e progressista, gli scontri sono stati particolarmente violenti, mentre ad Ankara le manifestazioni hanno assunto un tono più organizzato, con cortei che hanno attraversato il centro cittadino. L’agenzia France Presse ha riportato che, nonostante la repressione, le dimostrazioni continuano a diffondersi, segnando una delle più ampie mobilitazioni degli ultimi anni in Turchia