Salvini con Trump ma Tajani frena. La politica estera agita il governo
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Magari, per quanto improbabile, è solo un caso. Di certo, le sortite pubbliche di ieri dei ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto lasciano supporre (per usare un eufemismo) che fossero piuttosto veritieri i rumors secondo cui tra Palazzo Chigi e Farnesina non hanno affatto gradito l'intraprendenza di Matteo Salvini nel coltivare canali diretti con Washington. Un'iniziativa «autonoma» e «non concordata», né con la presidenza del Consiglio, né con la diplomazia italiana. (il Giornale)
Su altri giornali
La premier non nasconde l'irritazione dopo l'ennesimo affronto con la telefonata a J.D. Vance: «Il 6 aprile si cambia registro» (Open)
Perché siamo leali, ma sui nostri principi nessun cedimento». Antonio Tajani non alza la voce perché non è sua abitudine, ma è fermissimo nel rimarcare il posizionamento del suo partito in una fase in cui le divisioni nella maggioranza sulla politica estera ed europea sono ben visibili. (Corriere Roma)
Il feeling con Elon Musk e la «rendita della coerenza». Un salviniano di stretta osservanza la dice così: «Tajani ha parlato di giustizia e di immigrazione. (Corriere della Sera)
La politica estera, proprio così, un tempo una raffinata arte per statisti - sia diventata una specie di hobby in cui si esercitano a tempo perso anche i dilettanti, non rappresenta certo un passo avanti per la classe dirigente italiana. (La Stampa)
La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini torna a parlare di tutto questo durante il videocollegamento alla scuola di formazione della Lega a Roma. (Liberoquotidiano.it)
Nella giornata di ieri Antonio Tajani , vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, aveva già espresso la sua posizione sulla telefonata tra il vicepresidente degli Stati Uniti JDVance e il leader della Lega Matteo Salvini . (Il Dubbio)