La Lega avvisa Meloni: nessun mandato sul Riarmo

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LA NOTIZIA INTERNO

La premier si trova davanti a un bivio. O sconfessa il via libera dato a Ursula o va allo scontro con Salvini Giorgia Meloni rischia di rimanere vittima delle sue stesse ambiguità. Le comunicazioni della premier in vista del Consiglio Ue, iniziate martedì al Senato e proseguite ieri alla Camera, hanno evitato di evidenziare le crepe nella maggioranza, che ha fatto sintesi in una risoluzione in cui il piano “ReArm Europe” non compare mai. (LA NOTIZIA)

Se ne è parlato anche su altre testate

L’attacco al documento europeista scritto nel 1941 dagli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il confino politico nell’isola, ha avuto l’effetto voluto: con la reazione furiosa e impotente delle opposizioni alla Camera dei deputati, e la maggioranza plaudente. (Corriere della Sera)

La correzione di rotta arriva a metà pomeriggio. E quando la premier in partenza per Bruxelles ha già fatto trapelare con l’alleato il suo disappunto. (ilmessaggero.it)

Ci sono, poi i ministri Tommaso Foti e Carlo Nordio. La premier è in Aula, alla sua destra sui banchi del governo il ministro Guido Crosetto con il quale all'entrata si è intrattenuta per qualche momento a inizio seduta. (ilmessaggero.it)

Cercherà di condizionare la discussione, di portare il Consiglio europeo a fare proprio il piano del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (secondo il quale per la Difesa si dovrebbero mobilitare circa 200 miliardi di investimenti privati), Giorgia Meloni oggi a Bruxelles. (Il Fatto Quotidiano)

"In una congiuntura come questa diventerebbe complicato spiegare ai cittadini che abbiamo dovuto fare una legge di bilancio tirando la cinghia, magari senza dare molte risposte su stipendi, pensioni o altro, e che oggi improvvisamente ci sono 30 miliardi di euro di debiti per acquistare le armi". (Il Fatto Quotidiano)

Elogerà, persino, dettando alle agenzie una dichiarazione in cui la Lega si attribuisce il merito della presunta conversione meloniana verso il no a alle armi, ai piani Von der Leyen, a una forza comune europea, inso… «Anche stavolta è andata», sorridono i senatori in sciame verso il bar dopo l’intervento della premier. (La Stampa)