Il caso Sinner, una vicenda intricata

- Il caso di Jannik Sinner, giovane promessa del tennis italiano, si è trasformato in un intricato labirinto giudiziario. La Wada, l'agenzia mondiale antidoping, ha deciso di portare il caso del clostebol davanti al Cas, chiedendo una squalifica di uno o due anni per il tennista altoatesino. Nonostante l'assoluzione in primo grado da parte dell'International Tennis Integrity Agency (Itia), con il parere favorevole di tre medici legati proprio alla Wada, Sinner dovrà nuovamente dimostrare la sua innocenza.

La vicenda ha preso una piega inaspettata quando la Wada ha deciso di non accettare la motivazione di "assenza di colpa o negligenza" per la contaminazione da clostebol, avvenuta a causa di un massaggio del fisioterapista. Questo episodio ha portato alla separazione tra Sinner e il suo fisioterapista, ma non ha placato l'insistenza della Wada, che ha deciso di appellarsi al Tas.

Massimiliano Ambesi, analista e commentatore per Eurosport, ha cercato di fare chiarezza su questa complessa situazione. Secondo Ambesi, il ricorso della Wada è sorprendente, soprattutto considerando che la stessa agenzia ha mostrato un atteggiamento più lassista in altre occasioni simili. La decisione di appellarsi al Tas, nonostante il riconoscimento dell'assenza di dolo o colpa da parte di Sinner, appare contraddittoria e suscita molte domande.

Dorothea Wierer, biatleta italiana, ha espresso il suo sostegno a Sinner, criticando la Wada per la mancanza di chiarezza nelle sue decisioni. La vicenda ha sollevato un dibattito acceso sull'equità e la coerenza delle decisioni dell'agenzia antidoping, mettendo in luce le discrepanze nel trattamento dei diversi casi.

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