Proteste contro il Ddl Sicurezza, la resistenza si organizza

- Il Disegno di Legge 1660, recentemente approvato dalla Camera dei Deputati, ha suscitato un'ondata di indignazione e proteste in tutta Italia. Il provvedimento, promosso dal governo di destra guidato da Giorgia Meloni, introduce misure drastiche per reprimere il dissenso e la resistenza passiva, inasprendo le pene per chi partecipa a picchetti, blocca strade, si oppone agli sfratti, occupa spazi pubblici e manifesta per il diritto alla casa. Le nuove norme prevedono l'arresto e la triplicazione delle pene per tali attività, colpendo duramente chi si trova già in condizioni di povertà estrema.

Il Ddl Sicurezza, che molti critici paragonano alle leggi repressive di regimi autoritari come quelli di Viktor Orbán in Ungheria e Recep Tayyip Erdoğan in Turchia, ha scatenato una serie di mobilitazioni in tutto il Paese. A Roma, decine di associazioni, reti sociali e sindacati, tra cui Amnesty International, l'Anpi, la Fiom e Ultima Generazione, hanno lanciato un appello alla resistenza, sottolineando che "se voi fate il fascismo, noi facciamo la Resistenza". La protesta culminerà in una manifestazione nazionale il 12 ottobre, coordinata con lo sciopero dei metalmeccanici previsto per il 18 ottobre.

Il decreto non si limita a colpire gli ambientalisti, ma introduce pene più severe anche per chi mette in atto forme di resistenza passiva in carcere e nei centri per migranti, con condanne che possono arrivare fino a cinque anni. Le organizzazioni sindacali Cgil e Uil hanno annunciato un presidio a Ravenna, in Piazza del Popolo, per il 30 settembre, con l'obiettivo di difendere la libertà e il diritto di manifestare il dissenso. "Scendiamo in piazza per proteggere la democrazia del nostro Paese", hanno dichiarato i rappresentanti sindacali, esprimendo una netta opposizione a una norma che, a loro avviso, mira a sopprimere la libertà di espressione e di protesta.

In un contesto in cui i dati parlano di sei milioni di persone in povertà assoluta, il Ddl Sicurezza rappresenta, secondo i suoi detrattori, un ulteriore accanimento nei confronti dei più deboli, senza affrontare le cause profonde della povertà. La mobilitazione contro il provvedimento è destinata a crescere, con azioni e proteste diffuse in diverse città italiane, mentre il dibattito politico si fa sempre più acceso.

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