Il tempo che ci vuole: Francesca Comencini racconta il suo rapporto con il padre Luigi

Francesca Comencini, figlia del celebre regista Luigi Comencini, ha presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia il suo ultimo film, "Il tempo che ci vuole". Questo lavoro rappresenta un omaggio al padre, un uomo e un artista che ha segnato profondamente la sua vita. Il film è una lettera d'amore, un viaggio nella memoria e nei ricordi più intimi e dolorosi.

Francesca Comencini racconta la sua infanzia come una favola luminosa, vissuta sotto il tendone di un circo e tra le parole di un padre che la trattava come un'adulta, nonostante fosse ancora una bambina. Il ricordo più forte è legato al set di "Pinocchio", un sogno che si è realizzato quando aveva solo sette anni. Vedere la favola fabbricarsi sotto i suoi occhi è stato un momento magico che ha segnato la sua vita.

L'adolescenza di Francesca è stata attraversata da turbolenze, nel mare agitato degli anni '70, tra chitarre in piazza, lotta armata e droghe. La regista non nasconde la sua dipendenza da sostanze, un periodo buio dal quale è riuscita a uscire grazie all'aiuto del padre. Luigi Comencini ha messo da parte se stesso per non lasciare andare la sua "bambina perfetta", un gesto di amore incondizionato che ha salvato la vita di Francesca.

"Il tempo che ci vuole" è un film autobiografico che racconta la caduta e la rinascita di Francesca Comencini, grazie al cinema e all'amore di un padre. Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano interpretano rispettivamente il padre e la figlia, personaggi senza nome che rappresentano l'universalità del rapporto genitore-figlio. Il cinema diventa così uno strumento di salvezza, un mezzo per elaborare il dolore e trasformarlo in arte.

Con questo film, Francesca Comencini rende omaggio al padre Luigi, un grande regista spesso dimenticato. La sua disobbedienza nel fare un film autobiografico è un atto di amore e riconoscenza verso un uomo che ha dedicato la sua vita al cinema e alla famiglia. "Il tempo che ci vuole" è un'opera coraggiosa e intima, che mette in scena la complessità dei rapporti familiari e la forza dell'arte come strumento di guarigione.

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