Conflitti in medio oriente e conseguenze sui mercati finanziari

- La Borsa di New York, in un contesto di incertezza geopolitica e scioperi nei porti, ha chiuso la giornata in modo stabile, ma con un occhio vigile sugli sviluppi della crisi in Medio Oriente. Le tensioni tra Israele e Iran, con l'annuncio di una possibile risposta imminente da parte di Israele, hanno paralizzato i mercati, creando un clima di attesa e preoccupazione.

A Piazza Affari, la situazione è stata altrettanto incerta. Nonostante alcuni titoli come Leonardo, Eni, Amplifon e Saipem abbiano registrato rialzi, il calo di Pirelli, dovuto al divorzio da Brembo, ha pesato sull'andamento generale. La Borsa di Milano ha chiuso in ribasso dello 0,28%, in linea con gli altri listini europei che hanno mostrato una chiusura mista: Francoforte ha perso lo 0,18%, Parigi ha guadagnato lo 0,05% e Londra lo 0,16%.

I mercati europei, influenzati dalle preoccupazioni per una possibile escalation del conflitto in Medio Oriente, hanno mostrato segni di indecisione piuttosto che di pessimismo. Lo spread tra Btp e Bund è rimasto stabile a 133 punti, con il rendimento del decennale italiano in aumento di cinque punti base al 3,41%.

Negli Stati Uniti, due nuove minacce incombono sull'economia: il blocco dei porti della East Coast e l'aumento del prezzo del petrolio. Con l'allargamento del conflitto in Medio Oriente, che ha visto prima l'invasione delle truppe israeliane in Libano e poi il diretto coinvolgimento dell'Iran, il prezzo del greggio è tornato a salire come non accadeva da tempo.

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