Anticorpo contro il virus sinciziale, il ministero della Salute fa dietrofront

- Il ministero della Salute ha recentemente emesso una circolare che ha sollevato non poche polemiche. La comunicazione, datata 18 settembre, indicava che le Regioni in piano di rientro, prevalentemente situate nel Sud Italia, non avrebbero potuto garantire la somministrazione gratuita dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab, utilizzato per la cura del virus respiratorio sinciziale nei bambini. Questo farmaco, definito anche vaccino anti-bronchiolite, non è incluso nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), il che significa che le famiglie avrebbero dovuto pagare di tasca propria per la sua somministrazione, a meno che le Regioni non avessero risorse aggiuntive rispetto al Fondo sanitario regionale.

La decisione ha suscitato immediate reazioni da parte delle autorità locali e dei rappresentanti politici. Amalia Bruni, vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Calabria, ha sottolineato la necessità di rivedere i vincoli imposti alle Regioni in piano di rientro. La questione è stata ulteriormente complicata dalle dichiarazioni del senatore dem Nicola Irto, che ha denunciato una discriminazione intollerabile tra le regioni, chiedendo al ministro della Salute di garantire la somministrazione del vaccino a tutti i neonati.

Di fronte alle crescenti pressioni, il ministero della Salute ha avviato contatti con l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per rendere disponibile il Nirsevimab in tutte le Regioni, a carico del Servizio sanitario nazionale e senza oneri per i cittadini. Questa mossa rappresenta un dietrofront rispetto alla precedente circolare e mira a garantire un accesso equo al farmaco per tutti i bambini, indipendentemente dalla regione di residenza.

Il virus respiratorio sinciziale è particolarmente pericoloso nei primi mesi di vita del bambino, potendo evolvere in casi di bronchiolite anche gravi. La disponibilità del Nirsevimab rappresenta quindi una misura preventiva fondamentale per proteggere la salute dei neonati. Tuttavia, la vicenda ha messo in luce le disparità esistenti tra le diverse Regioni italiane in termini di accesso alle cure sanitarie, sollevando interrogativi sulla gestione delle risorse e sulla necessità di una maggiore equità nel sistema sanitario nazionale.

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