Via Appia, un patrimonio Unesco con qualche esclusione

La Via Appia Antica, nota anche come Regina Viarum, è stata recentemente riconosciuta dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. Questa notizia ha suscitato reazioni contrastanti tra la comunità, in particolare a causa dell'esclusione di alcuni territori dal perimetro riconosciuto.

Nel 2006, la Via Appia è entrata nella Lista propositiva italiana, un elenco dei siti che ogni Stato membro è tenuto a presentare al Centro del Patrimonio Mondiale per segnalare i beni culturali e naturali che intende iscrivere nell’arco dei successivi 5-10 anni. Nel 2020, il Ministero della cultura ha avviato l’iter per fare della Via Appia un bene riconosciuto dall’Unesco.

Tuttavia, non tutti i territori che insistono sulla Via Appia Antica sono stati inclusi nel riconoscimento. In particolare, la città di Gravina è stata esclusa, suscitando critiche verso l'amministrazione comunale, accusata di non aver agito in maniera concreta per far sì che il territorio di Gravina rientrasse tra quelli riconosciuti.

Pier Luigi Rovito, docente universitario emerito, ha commentato il riconoscimento dell'Unesco alla via Appia, sottolineando come sia una buona notizia che la regina viarum sia stata collocata tra le opere che maggiormente qualificano il nostro patrimonio culturale.

Paolo Carafa, professore di Archeologia classica alla Sapienza, ha sottolineato come la proclamazione a patrimonio dell’umanità non sia tanto una medaglia in più per una grande opera d’ingegneria antica, ma il segno della capacità del Paese di ampliare la sua offerta culturale rivolta al mondo. Nonostante le esclusioni, la Via Appia Antica rimane un capolavoro riconosciuto e premiato a livello internazionale.

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