La Nato e la sfida della leadership nel contesto ucraino

Il vertice della Nato a Washington ha celebrato il 75° anniversario dell'Alleanza, con l'Ucraina al centro delle discussioni. Gli alleati si sono impegnati a sostenere l'Ucraina contro l'aggressione russa, condannando Mosca in modo unanime. Tuttavia, dietro le dichiarazioni finali e le buone intenzioni, emergono alcune questioni cruciali.

Nonostante l'impegno espresso, la Nato sembra soffrire di una carenza di direzione strategica. Coordinare 32 Paesi non è un compito facile, e la mancanza di leadership è evidente. Il presidente Biden sembra non essere in grado di fornire questa guida, lasciando un vuoto che l'Europa fatica a colmare.

L'Europa sembra incapace di soddisfare in modo chiaro e deterrente le proprie esigenze di difesa. Questa incapacità mette in evidenza la necessità di una strategia più forte e di una leadership più decisa per affrontare le sfide future.

I Paesi membri si sono impegnati a fornire un sostegno militare di 43 miliardi di dollari all'Ucraina entro il 2025. Hanno inoltre affermato che il processo di adesione dell'Ucraina all'Alleanza Atlantica è "irreversibile". Tuttavia, non è stato formulato alcun piano dettagliato per definire tempi e modalità d'ingresso.

Il vertice ha riportato alla mente la prognosi sulla "seconda Guerra Fredda" fatta da Johan Galtung, fondatore dei Peace Studies, negli anni 2000. Oggi, ci troviamo di fronte a un conflitto "caldo" nel cuore dell'Europa, e a uno scontro geopolitico globale tra Est e Ovest. Nonostante un Occidente acciaccato, la scelta è già stata fatta nel 1949: stare al fianco del mondo libero.

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