- Il celebre dissing tra Fedez e Tony Effe, nato all'indomani dell'aggressione ai danni di Cristiano Iovino avvenuta il 22 aprile a Milano, è finito tra le carte della maxi inchiesta che ha portato alla luce la "deriva criminale" del tifo organizzato milanese, conducendo agli arresti di 19 capi ultrà. La contrapposizione tra i due rapper, apparentemente legata a questioni personali, si intreccia con gli affari di Fedez e il boss Luca Lucci, capo ultrà milanista, arrestato nell'ambito della stessa inchiesta.
Il 26 ottobre 2023, Fedez, al telefono con Lucci, proponeva di vendere all'interno dello stadio San Siro la bevanda a marchio "Boem", sponsorizzata dallo stesso rapper e dal collega Lazza. Lucci, mostrando disponibilità, accettava la proposta, evidenziando così un legame tra il mondo della musica e quello del tifo organizzato. Questo episodio, insieme ad altri dettagli emersi dall'inchiesta, mette in luce come i rapporti tra artisti e capi ultrà possano influenzare dinamiche economiche e sociali ben più ampie.
Nel frattempo, il profilo Instagram di Fedez rimane in silenzio, richiamando alla mente episodi passati come il "Pandoro Gate" e lo scandalo delle Uova di Pasqua. Nonostante l'inaugurazione di una casa di accoglienza in un bene confiscato alla criminalità, avvenuta pochi giorni fa grazie alla Fondazione Fedez, l'artista non ha rilasciato dichiarazioni in merito agli ultimi sviluppi.
L'inchiesta, che vede al centro gli ultras del Milan, ha portato anche all'arresto del bodyguard di Fedez, Christian Rosiello. Le conseguenze per i club di Inter e Milan potrebbero essere significative: entrambi rischiano l'amministrazione giudiziaria, un provvedimento che prevede l'affiancamento di uomini scelti dal tribunale ai dirigenti dei club per garantire una gestione corretta. Questo procedimento di prevenzione è stato attivato dalla Procura di Milano in seguito alle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato milanese.
