Gaza, tra le macerie senza cibo e acqua

- A un anno dagli attacchi aerei israeliani, la Striscia di Gaza si presenta come un cumulo di macerie, con oltre 42 milioni di tonnellate di detriti che, se disposti in fila, potrebbero coprire la distanza tra New York e Singapore. La devastazione è tale che, secondo Flavia Pugliese, responsabile regionale Medio Oriente per WeWorld, ci vorranno dieci anni solo per rimuovere i detriti, mentre la ricostruzione richiederà almeno quaranta anni. La situazione è resa ancora più drammatica dalla mancanza di servizi essenziali come cibo, acqua e assistenza sanitaria, che colpisce duramente la popolazione, in particolare le persone con disabilità.

Loay Abu Saif, volontario dell'ong Medical Aid for Palestinians, sottolinea come la carenza di sedie a rotelle, deambulatori e altri dispositivi di assistenza, distrutti o persi tra le macerie, renda la vita delle persone con disabilità sempre più difficile. La mancanza di servizi sanitari, cibo e acqua colpisce gravemente la loro salute fisica e mentale, lasciandoli soli e separati dai caregiver e dai familiari. Padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, racconta come, nonostante i bombardamenti sempre più intensi, la parrocchia ospiti ormai da un anno circa 500 persone, offrendo loro un rifugio temporaneo.

La situazione a Gaza è un esempio emblematico di come le guerre moderne non si combattano più sui campi di battaglia, ma colpiscano principalmente i civili, le strutture sanitarie e gli operatori umanitari. Meinie Nicolai, infermiera di Medici senza frontiere, e Francesca Albanese, giurista di diritto umanitario e relatrice speciale per le Nazioni Unite sugli avvenimenti della Striscia di Gaza, hanno discusso di questi temi al festival di Internazionale, evidenziando la tragica quotidianità che caratterizza i conflitti del ventunesimo secolo in paesi come Gaza, Ucraina e Libano.

La rimozione del trauma dei 42mila morti, tra cui 17mila bambini, è un compito arduo che non consente una prognosi

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