Ilva, un anno per uscire

- Il governo italiano, rappresentato dal ministro per le Imprese e per il Made in Italy, Adolfo Urso, ha delineato una strategia per uscire dall'ex Ilva entro un anno. Durante l'inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, Urso ha sottolineato l'importanza di trovare nuovi acquirenti per il Siderurgico di Taranto, escludendo un futuro coinvolgimento dello Stato nell'azionariato, ritenendo che tale partecipazione non abbia portato fortuna in passato.

Una delle proposte più interessanti riguarda l'installazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, avanzata da una società azera che ha partecipato alla gara per acquisire gli impianti del siderurgico. Urso ha confermato che questa proposta, ricevuta alcuni mesi fa, mira ad approvvigionare il sito di Taranto attraverso un investimento diretto della società azera, indipendentemente dall'esito della gara per la vendita dell'ex Ilva.

Il mercato dell'acciaio, tuttavia, si trova in una fase di debolezza, con l'assenza di grandi player internazionali riconosciuti che partecipino alla gara per l'acquisto degli asset di Acciaierie d'Italia. I costi degli investimenti necessari per il rilancio dell'azienda rappresentano una sfida significativa, ben più impegnativa rispetto al piano di ripartenza dei commissari, che si concentra sul ripristino essenziale degli impianti. Inoltre, le incognite legate alla decarbonizzazione aggiungono ulteriori complessità al processo di transizione.

In questo contesto, una buona notizia arriva per le imprese dell'indotto dell'ex Ilva, che stanno ricevendo i bonifici per i crediti pregressi. Grazie all'intervento di Sace, le aziende del settore stanno ricevendo le prime anticipazioni dei crediti dovuti, in base alle rate previste da Acciaierie d'Italia. Questo rappresenta un segnale positivo per migliaia di lavoratori coinvolti in questa delicata fase della vertenza.

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