Sciopero dei portuali Usa, rischio tsunami sui traffici marittimi

- Il recente sciopero dei lavoratori portuali negli Stati Uniti, iniziato ieri e che coinvolge 45.000 addetti in 36 porti situati lungo la costa orientale e nella zona del Golfo del Messico, minaccia di provocare un grosso tsunami sulle catene di approvvigionamento mondiali. Questo sciopero, che si estende dal Maine al Texas, passando per città cruciali come Boston, New York, Filadelfia e New Orleans, rischia di avere ripercussioni significative non solo sul commercio interno degli Stati Uniti, ma anche sui traffici marittimi globali, inclusi i porti del Mediterraneo.

La protesta, organizzata dalla International Longshoremen’s Association (ILA), è motivata da richieste di salari più alti e maggiori tutele sociali. I rappresentanti dei lavoratori hanno già dichiarato che l'agitazione proseguirà "fino a quando sarà necessario". Questo blocco, che coinvolge porti che gestiscono circa la metà delle importazioni che raggiungono gli Stati Uniti, potrebbe avere un impatto devastante sull'economia americana, già alle prese con disuguaglianze crescenti e normative che rendono difficile la creazione di organismi rappresentativi dei lavoratori.

Il costo economico di questo sciopero è stimato in cinque miliardi di dollari per ogni giorno di fermo, una cifra che mette in evidenza la gravità della situazione. La portata dello sciopero, che ricorda per certi versi il grande sciopero dei portuali di Londra del 1889, rischia di trasformarsi in una trappola mortale per la politica americana, soprattutto alla vigilia delle elezioni presidenziali. Kamala Harris, già alle prese con il calo dei consensi, potrebbe vedere ulteriormente compromessa la sua candidatura a causa delle ripercussioni economiche e sociali di questa protesta.

In un contesto in cui le battaglie sindacali sono seguite con simpatia da gran parte dell’opinione pubblica, il blocco dei porti americani rappresenta un nuovo cigno nero all’orizzonte sui traffici mondiali. Le catene di approvvigionamento, già messe a dura prova da eventi recenti, potrebbero subire ulteriori ritardi e interruzioni, con conseguenze che si faranno sentire anche nei porti del Mediterraneo.

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