Petrolio, rischio fiammata per Goldman Sachs, prezzi potrebbero salire di $20 al barile

- Dopo una settimana di rally, le quotazioni del petrolio aprono la nuova ottava all’insegna dei ribassi: le preoccupazioni per l’eccesso di offerta e la domanda più debole contrastano le preoccupazioni che un più ampio conflitto in Medio Oriente possa ridurre la produzione iraniana. Questa mattina i futures del Brent segnano un ribasso di 28 centesimi, o dello 0,36%, a $77,77 al barile mentre i futures statunitensi del greggio West Texas Intermediate sono scivolati di 19 centesimi, pari allo 0,26%, a $74,19 al barile.

Sembra avvicinarsi una resa dei conti nella regione più fragile e incendiaria del mondo. Per la prima volta nel 2024 l’Iran ha attaccato Israele, due volte, la seconda delle quali andando ben oltre un’azione dimostrativa. Israele potrebbe reagire nelle prossime ore – o giorni – colpendo forse non i siti nucleari dell’Iran, non le sue infrastrutture del petrolio, ma le reti di energia che alimentano i siti nucleari stessi: non sarebbe una risposta tale da innescare un’escalation subito, ma sarebbe più dura della precedente in aprile scorso.

Le Borse europee girano in calo con i timori per le tensioni in Medio Oriente. I mercati restano alla finestra in attesa dell'eventuale risposta di Israele all'attacco subito dall'Iran. Prosegue la corsa del petrolio mentre l'oro è poco mosso. L'indice d'area stoxx 600 cede lo 0,1%. Fiacche Londra e Parigi (-0,1%) e Francoforte (-0,3%), poco mossa Madrid (+0,06%) e Milano cede lo 0,2%. I principali listini sono appesantiti dal comparto tecnologico (-0,7%) e dalle utility (-0,6%), queste ultime con il prezzo del gas in calo.

Il prezzo del petrolio torna a salire a fronte del crescere della tensione in Medio Oriente: il Wti con consegna a novembre è scambiato a 75,43 dollari al barile, ai massimi da agosto, con un aumento dell'1,41% mentre il Brent è scambiato a 78,89 dollari al barile con una crescita dell'1,08%.

Ordina per: Data | Fonte | Titolo