Medio Oriente in fiamme

- A Tel Aviv, le ore scorrono lente, cariche di apprensione e dolore. Gli abitanti, sospesi tra l'attesa di un attacco imminente di Israele all'Iran e l'anniversario della strage del 7 ottobre, vivono un incubo collettivo amplificato dall'angoscia per la sorte degli ostaggi. Jan-Christoph Kitzler, corrispondente della radiotelevisione, racconta di un Medio Oriente in fiamme, dove l'incubo di una guerra totale cresce giorno dopo giorno.

Dal 7 ottobre dello scorso anno, quando l'attacco di Hamas ha scosso Israele, i timori di un allargamento del conflitto non sono mai mancati. Tuttavia, mai come ora, la paura per il futuro del Medio Oriente è così palpabile. Subito dopo l'attacco, che ha causato la morte di quasi 1.200 persone secondo i dati israeliani, Israele ha iniziato operazioni militari nella Striscia di Gaza contro Hamas, che dal 2007 controlla l'enclave palestinese.

In questo contesto, Benjamin Netanyahu, che un anno fa sembrava destinato a scomparire dalla scena politica, è risorto dalle ceneri come la casa del signor Oded Lifshitz a Nir Oz. La mattina del 7 ottobre 2023, a 83 anni, questo ex giornalista, il primo a raccontare a Israele il massacro di Sabra e Chatila e il primo a incontrare Yasser Arafat, è stato portato a Gaza, ferito, mentre la sua casa veniva distrutta.

Il tentativo israeliano di annientare il terrorismo, secondo alcuni, consente agli occidentali di vivere protetti nelle loro case, ritenendo che il male assoluto possa essere arginato con la forza della cultura e del dialogo, senza l'uso delle armi.

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