Stellantis in caduta libera in Borsa, crisi per l'industria automobilistica

- TORINO – La cura americana costa cara a Stellantis. Il gruppo guidato da Carlos Tavares ha rivisto al ribasso i target di fine anno, una rimodulazione che arriva dopo quelle di altre case automobilistiche, come le tedesche BMW e Mercedes, oppure la Volvo, la Aston Martin e la Renault. Dopo che un gruppo del calibro di Volkswagen ha ipotizzato riduzione degli addetti e chiusura di uno stabilimento, la revisione degli obiettivi finanziari da parte della casa nata dalle nozze tra FCA e PSA ha fatto crollare il titolo in Borsa, che ha superato il meno 14%, provocando uno smottamento di tutti i valori delle azioni delle principali case automobilistiche, comprese Ford e GM.

Anche Volkswagen, per la seconda volta quest'anno, ha tagliato le stime di margine operativo dal 7% al 5,6%. A pesare, anche in quel caso, il peggioramento del mercato e l'aumento della concorrenza cinese. Il gruppo tedesco, che ha annunciato l'intenzione di chiudere due fabbriche in Germania con migliaia di esuberi, ha rivisto al ribasso anche le stime di ricavi da 338 a 320 miliardi di euro e di consegne da 9,5 milioni di unità a 9 milioni.

Stellantis ha perso circa 6,5 miliardi di euro, Exor 852 milioni, Iveco 103 milioni, Ferrari 915 milioni e CNH si muove con una perdita di circa 288 milioni di dollari. La revisione degli obiettivi finanziari da parte della casa automobilistica ha fatto crollare il titolo in Borsa, che ha superato il meno 14%, provocando uno smottamento di tutti i valori delle azioni delle principali case automobilistiche, comprese Ford e GM. Stellantis vede nero e precipita in Borsa. Il tonfo è micidiale: dopo aver rivisto in negativo le stime sui risultati del 2024, la multinazionale guidata dall'AD Carlos Tavares è crollata a Piazza Affari, dove il titolo ha subito una brusca frenata e, dopo un avvio in flessione, ha chiuso le contrattazioni lasciando sul terreno il 14,72% a 12,40 euro. È la prima volta da ottobre 2022 che le quotazioni scendono sotto la soglia dei 13 euro per azione, segnando così un allarmante slittamento verso il basso che conferma la difficoltà del momento sia per la holding sia per il settore automobilistico in generale.

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