Dazi sulle auto elettriche cinesi, una sfida per l'Europa

- Josef Nierling, CEO di Porsche Consulting Italia, ha recentemente espresso scetticismo riguardo l'efficacia delle barriere tariffarie per proteggere l'industria automobilistica europea dalle auto elettriche cinesi. Secondo Nierling, il divario di competitività e di costi tra Europa e Cina è tale che, anche con dazi più elevati, la Cina potrebbe comunque permettersi politiche di prezzo vantaggiose, riuscendo a penetrare i mercati europei.

Nel frattempo, un'analisi di Transport & Environment (T&E), principale organizzazione europea per la decarbonizzazione dei trasporti, sostiene che i soli dazi sull'importazione di auto elettriche dalla Cina non saranno sufficienti per riconquistare la quota di mercato domestico persa a favore della produzione cinese. È necessario, secondo T&E, mantenere gli obiettivi dell'Unione Europea sulla riduzione delle emissioni di CO2 per incentivare le case automobilistiche europee a migliorare la loro competitività.

La Commissione Europea, nonostante l'opposizione della Germania e di altri quattro governi, ha deciso di confermare i dazi sulle auto elettriche cinesi importate. Entro il 30 ottobre, la Commissione pubblicherà sulla Gazzetta ufficiale l'ultimo atto per la conferma di tali dazi, che variano dal 7,8% per Tesla al 35,3% per SAIC, il colosso cinese che commercializza i marchi MG e Maxus in Europa. Questi dazi si aggiungono al 10% già in vigore.

La proposta della Commissione ha ottenuto l'appoggio di Italia, Francia, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi e Polonia, grazie all'astensione di 12 paesi su 27. La fase finale della partita a poker tra Europa e Cina è aperta, con Bruxelles che gioca la carta del doppio binario: dazi anti-Cina e negoziati paralleli.

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